Regia di Giovanni Coda vedi scheda film
Diventa davvero difficile riuscire a commentare un’opera come quella di Giovanni Coda che, per l’ennesima volta, riesce a mischiare in un modo perfetto l’arte della cinematografia con il senso civico di un messaggio forte e drammaticamente importante. Parliamo di giovane vite spezzate dall’odio, che hanno lottato nel silenzio più completo delle Istituzioni e che hanno trovato un’alternativa nella tragica fine, piuttosto che nella comprensione. E con la sequenza di immagini forti e nel contempo poetiche, che accompagnano le testimonianze di questi piccoli eroi che non ce l’hanno fatta, suona dolorosamente forte lo schiaffo che si riceve, pesa come un macigno sullo stomaco. Una girandola di emozioni che ruota lenta, che percorre le loro storie e nel contempo le storie di tanti altri che rimangono altrimenti senza voce, che porta lo spettatore a riflettere e ad appassionarsi alle vicende, suscitando una speranza di riscatto che, purtroppo, non riesce comunque a controbilanciare la drammaticità degli eventi. La rinuncia, il finale che non vorremmo e che è realmente esistito, per cui chiunque, se avesse voluto, avrebbe potuto porvi rimedio. Ed è così che funziona l’arte del regista sardo Giovanni Coda. Ti trascina e ti abbandona nel dramma, ti violenta con dolcezza e ti restituisce migliore, con le lacrime, ti attrae e ti abbandona da solo ad affrontare i drammi delle altrui vite, che potevano essere le nostre vite. Un’opera forte, che non dà sconti, e che ti obbliga a bere sino all’ultima goccia di veleno. Non è solo un film, è emozione nell’arte che trascende nella vita vissuta. Una visione breve e intensa, che lascia dietro di sé una scia difficile da dimenticare o cancellare.
F. Mastinu
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