Regia di Giovanni Coda vedi scheda film
Giovanni Coda con "Bullied to Death" prosegue una trama poetica e intensa, intrapresa con il pluripremiato "Il Rosa Nudo", sul tema dell'omofobia e richiama questa volta vicende drammaticamente attuali e universali. In primo piano quella straziante di Jamey, vittima quattordicenne, suicida, di bullismo omofobo negli Stati Uniti del 2011.
Con Bullied to Death Giovanni Coda attualizza in modo drammaticamente esplicito l’ineludibile consistenza del tema sviluppato con lo splendido “Rosa Nudo”: la violenza, appunto attuale, ottusa e malvagiamente agita verso la persona omosessuale. Il film precedente, trasposizione poetica e lacerante del diario di Pierre Seel, internato in quanto omosessuale e sopravvissuto agli orrori dei campi di sterminio nazisti, poteva, almeno, illudere lo spettatore che grazie agli errori del passato l’umanità possa apprendere e redimersi. Ma le nuove efficacissime e appassionate immagini del regista, ci riportano alla nuda e necessaria realtà: le mura, le divisioni, la violenza di genere sono vive e sempre attuali e albergano nelle menti di comuni cittadini, pronte a risvegliarsi se i germi di una ignoranza atavica e della miseria culturale non vengono in ogni attimo, e in ogni luogo, combattuti.
Il percorso poetico del film si sviluppa intorno ai frammenti di pensieri, sensazioni, emozioni dello statunitense Jamey, suicidatosi a 14 anni nel 2011, in seguito ad atti ripetuti di bullismo. Il giovane Jamey aveva “osato” con esemplare candore, intriso di quella fiducia semplice nella umana solidarietà che tutti dovrebbero avere e in ogni età della vita, rendere pubblica la propria condizione. Alla sue vivide e strazianti testimonianze, in parte affidate a quel moderno e algido diario pubblico che è il social network (a volte per-verso in quanto a sua volta amplificatore di scherno e violenza), si accompagnano, nel corso del film, altre vicende, altre immani sensibilità, di chi, troppi, continuano a spezzare la propria breve esistenza a causa di ciò che appare come una tra le più vili e oscene delle follie umane: l’omo e la trans-fobia. Le immagini e le parole riecheggiano in una trasposizione di luoghi e di tempi: lo spettatore viene trasportato, con un’operazione di fiction, nel 2071, per assistere ad un susseguirsi intricato di performances che sembrano voler emendare, attraverso una ritualizzazione poetica, i tragici fatti di oggi. Le musiche, intense e delicatamente appassionate, facilitano la partecipazione e accompagnano fedeli i personaggi nel loro percorso. Tra gli attori, piena e commovente l’interpretazione di Jamey da parte del giovane Tendall Mann, mentre la scelta della lingua inglese sottotitolata può aiutare a ribadire l’assoluta universalità del tema affrontato.
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