Regia di Paul Schrader vedi scheda film
Schrader gira questo film con l'intenzione manifesta di divertirsi; per fortuna riesce a far divertire anche lo spettatore. Fondamentalmente questo suo senso di libertà artistica si trasforma concretamente in libertà espressiva: la regia procede quindi a briglie sciolte esplorando senza paura un gran numero di tecnicismi
e sfruttando la potenza iconografica della violenza esasperata (in stile tarantiniano per capirsi, che infatti è citato all'inizio del film). La storia è tratta da un racconto dell'ex criminale Bunker, che fra l'altro recitò in un film, guarda caso, proprio di Tarantino. È un noir crudo e crudele, che procede a vele spiegate senza mai abbassare i toni. In tutto ciò sullo sfondo (ma neanche troppo) c'è l'ossessione di Schrader: l'impossibilità di redenzione. Willem Defoe torna finalmente ai livelli cui aveva abituato.
Molto del film potrebbe essere riassunto attraverso l'analisi dei primi cinque minuti: Defoe prima assume cocaina, poi eroina, ha dei deliri allucinatori davanti allo specchio, infine massacra la sua amante obesa a coltellate e spara in testa alla figlia di questa. Tutto in una casa completamente rosa, una specie di trionfo kitsch. Di sottofondo Ironside di Quincy Jones usata anche da Tarantino in Kill Bill.
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