Regia di Paul Schrader vedi scheda film
Ecco, lo sapevo: mai andare a vedere un film dopo che hai letto il libro: delusione alle porte!
D'altra parte riuscire a realizzare sullo schermo le pagine intrise di esperienza personale di Edward Bunker non era facile.
Bunker il criminale-scrittore: colui che ebbe il non invidiabile primato del più giovane recluso a S.Quentin, colui che in gioventù passò più tempo in prigione che a piede libero, ma che scriveva dentro e fuori della cella, anche se le sue fortune economiche derivarono pià dalle rapine in banca che dai diritti autoriali.
Perché la sceneggiatura cassa senza pietà tutta la parte del libro che parla della prima parte della vita di Troy? quella in cui si capisce che il suo approdo al crimine non nasce da miseria e disagio sociale, ma all'interno di una famiglia della buona borghesia? Perché i rapporti fra Mad Dog e gli altri due del trio sono ridotti ad un dissidio fra Mad dog e Diesel? Perché viene completamente modificata la scena della scoperta dei cadaveri di Sheila e di sua figlia (nel libro nascosti in un freezer)?
Ok, non è la fedeltà della trasposizione che va cercata. Eppure la sceneggiatura su cui si basa il film usa un registro narrativo che non sviluppa la trama, bensì la suggerisce con scene che a volte sembrano slegate fra loro e che non sempre permettono la comprensione di quanto succede.
Paul Schrader alterna stili cinematografici in una sorta di caleidoscopio in cui si alternano sequenze pastellate coloratissime e psichedeliche alternate a quelle di marca Tarantiniana all'inizio, sequenze da graphic novel miste a un biancoenero d'annata (nel mito di Humprey Bogart), fino a riprendere ambientazioni alla Jim Jarmusch mescolate ad atmosfere di venerabile noir.
Quello che manca è la coesione del tutto, un'anima che renda un tutt'unico la frammentazione di un campionario che rischia di diventare esclusivamente un freddo esercizio di stile.
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