Regia di Nate Parker vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 2016 - SELEZIONE UFFICIALE
La svolta per la rivendicazione dei diritti civili da parte di un popolo sottomesso ed utilizzato come un animale addomesticato, viene rivisitata con tanto orgoglio, ma pure una incontenibile enfasi, da parte dell'attore, qui pure regista e produttore, Nate Parker, che indubbiamente ci mette anima e corpo nella creazione di questo suo agognato frutto, grondante di spirito e di desiderio di riscatto.
Tanto da perdere, almeno a tratti, il senso della misura: non si vede spesso un regista che presenta il suo film prima dei titoli di testa, rivendicando con fierezza, ma pure un pò platealmente e tronfiamente, il suo ruolo unico e trino di dio della pellicola.
E pure la vicenda, narrativamente organizzata con una studiata accuratezza ed un desiderio di conquistare la meritata attenzione di un pubblico giustamente indignato, perde spesso le staffe e la misura, con atti, simbolismi e svolte che non sanno contendersi.
Meglio hanno fatto altri, grandi e non, nel raccontare con piu8misura e meno enfasi, le medesime atrocità: lo stesso sceneggiato seguitissimo di fine anni '70 Radici, si mostrava più pudico e meno aizzatore o provocatorio.
Qui ci troviamo dalle parti della denuncia, di base sacrosanta, ma piena di superficiale speculazione, presente anche, ammettiamolo, nel troppo intoccabile ed oscarizzato Braveheart dell'altro incontenibile Mel Gibson, al cui atteggiamento o alla cui imprudente impostazione pare tenda od aneli questo impegnato, determinato, ma anche troppo compiaciuto ed immodesto Nate Parker.
Del resto una cosa è l'orgoglio, un'altra la megalomania; e tracce di quest'ultima se ne intravedono eccome: il titolo che richiama impudicamente un capostipite assoluto della storia del cinema, il nome del protagonista, Nate, molto simile al nome vero del nostro energicamente incontenibile cineasta.
La onnipresenza dell'attore in pressoché ogni sequenza, compiendo un atto prevaricazione ed una ingerenza incontrollata su una storia che meritava più sviluppo corale.
Pur non esente da difetti anche in tal senso, meglio, anzi molto meglio, Free State of Jones, più incisivo, meno compiaciuto, più onesto.
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