Regia di Alessandro Di Robilant vedi scheda film
Dignitosa ricostruzione della vicenda di Rosario Livatino, piccolo grande eroe nella lotta contro la mafia.
Convincente pellicola di impegno civile prodotta dalla televisione. Nonostante risalga ad anni in cui la qualità del piccolo schermo era già in discesa libera, questo prodotto si discosta dalla mediocrità e dalla piattezza che stavano corrompendo le produzioni televisive, e che oggi si sono di esse impadronite.
Gli attori sono quasi tutti bravi, sia i protagonisti che quelli secondari, eccezion fatta per Leopoldo Trieste, che mi è parso svogliato e distratto. Giulio Scarpati (Livatino) evita la retorica e gli sforamenti „sopra il rigo“, e la Ferilli, non ancora diva, mostra misura e sobrietà. Devo anche dire che così non l'avevo mai vista. Ma il regista impone le briglie a tutti gli attori, essendo poi l'argomento „mafia“ un terreno insidioso che tenta agli eccessi.
Il personaggio degl giudice convince. La caratteristica che più viene rappresentata è forse la sua capacità di rifiutare i regali die mafiosi, come pure il suo netto rifiuto di concedere favori agli stessi, o anche solo di ascoltare le loro proposte. Ciò gli garantisce la libertà nelle decisioni, perché appunto non deve niente a nessuno, e lo libera da qualunque compromesso. Gli altri colleghi, anziani e giovani, ai compromessi sono invece inclini, amano poi le mezze misure, ed evitano di arrestare i pesci grossi, permettendo così alla mafia di rosperare. L'unico collega che è inflessibile come Livatino fa la stessa sua fine, poco prima di lui. Scarpati dà al personaggio la giusta carica tra fermezza e coraggio, senza fare di lui un eroe idealizzato e astratto.
Se il „giudice ragazzino“ tiene testa alle lusinghe e alle prepotenze die mafiosi, nella vita sentimentale è però impacciato e indeciso, preso da scrupoli e incpace di decisioni signidicative. È forse attaccato ai genitori nel modo sbagliato. Del resto, ogni medaglia ha il suo rovescio.
Livatino è una vittima della mafia che suscitò poco clamore quando fu assassinato, ma sembra negli anni prendersi una giusta rivincita: questo film è forse uno dei primi tributi alla sua figura, tra i quali ricordo anche il “Centro studi Livatino”, la recente beatificazione, e la di lui memoria che sembra crescere col tempo. Si può aggiungere anche il film di Pasquale Pozzessere "Testimone a rischio". Un eroe poco appariscente, che si spostava con la sua piccola utilitaria e senza scorta, ma un eroe.
PS: la Rai lo ha sentito il dovere di rieditarlo in 16:9: teste mezzo "tagliate" e inquadrature tutte penalizzate.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta