Regia di Alessandro Di Robilant vedi scheda film
Gli ultimi mesi di vita di Rosario Livatino, giovane sostituto procuratore della Repubblica mandato a Palermo alla fine degli anni Ottanta a mettere i bastoni fra le ruote di Cosa nostra. Non vivrà a lungo.
I giudici ragazzini: con questo soprannome ironico il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga - personalità dalle molte ombre - indicò tutti i giovani magistrati zelanti che aspiravano a una luminosa carriera; dalla stampa il nomignolo venne immediatamente riferito a Rosario Livatino, sostituto procuratore morto ammazzato dalla mafia poco tempo prima (21 settembre 1990). Non visse a lungo, il giovane magistrato siciliano, tragico dettaglio che testimonia il suo impegno nel combattere la criminalità organizzata; l'epoca delle famigerate stragi in cui perirono anche Falcone e Borsellino si era già aperta e, all'uscita di questa pellicola, già consumata pienamente. Il valore civile dell'opera è quindi inequivocabile e quello estetico è indubbiamente sufficiente, sebbene qualche appunto possa essere mosso nei confronti delle scelte di casting: Giulio Scarpati (David di Donatello per questa performance!) non è un interprete di grande incisività e al suo fianco troviamo addirittura Sabrina Ferilli, che ha quantomeno il pregio di far sembrare attori migliori tutti coloro che le stanno attorno. Fra gli altri nomi rilevanti nel cast: Leopoldo Trieste, Regina Bianchi, Paolo De Vita, Renato Carpentieri, Ninni Bruschetta. Il pregio maggiore della sceneggiatura (Ugo Pirro e Andrea Purgatori, con la collaborazione del regista) è di non calcare la mano sull'emotività, improntando una narrazione piuttosto fredda e cronachistica; per Alessandro Di Robilant è la terza regia. 4,5/10.
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