1968: Nixon diventa presidente degli Usa e i media cominciano a interessarsi del suo impareggiabile assistente, Harvey Wallinger, personalità ambigua ma geniale, la vera - disastrosa, neanche a dirlo - eminenza grigia dietro alla figura presidenziale.
Men of crisis: the Harvey Wallinger story è uno dei (rari e) grandi punti interrogativi nel corso della sterminata carriera di Woody Allen. Si tratta di un cortometraggio di poco meno di mezzora di durata che Allen girò per la televisione statunitense alla fine del 1971 e che venne censurato aspramente, fino al punto di renderlo inaccessibile al pubblico: nessun passaggio tv, nessun successivo ripescaggio, un oblio pluridecennale terminato solamente grazie al web, che consente di vederlo oggi tramite Youtube. Il termine mockumentary è arrivato dopo, ma rende perfettamente l'idea: sfruttando le tecniche finto-documentaristiche già applicate per la sua prima regia cinematografica, Prendi i soldi e scappa (1969), e parimenti le sue abilità sconfinate di comico, il Nostro imbastisce la finta biografia di un inesistente Wallinger (suona un po' come Kissinger, non a caso), braccio destro goffo, presuntuoso, sopra le righe del presidente Nixon. Naturalmente ciò che ha preoccupato l'emittente PBS, a cui il film era destinato, è stata la carica satirica nei confronti di Nixon, sbeffeggiato con arguzia per tutto il lavoro; l'incidente di censura significò per Allen la decisione di abbandonare il mondo del piccolo schermo per dedicarsi esclusivamente al grande: decisione comunque di cui il pianeta continua a ringraziarlo ancora oggi. Nel film compaiono anche Louise Lasser e Diane Keaton, muse artistiche e compagne del regista, nonchè un sosia di Nixon e il celebre Conrad Bain. 7/10.
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