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Quando i califfi avevano le corna

Regia di Amasi Damiani vedi scheda film

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La recensione su Quando i califfi avevano le corna

di mm40
2 stelle

Un califfo, tradito dalla moglie, per rabbia decide di sverginare ogni notte una fanciulla, da far uccidere al mattino seguente. Il suo piano funziona fino all'arrivo di Sheherazade, che comincia a raccontargli una storia ogni sera, placando l'animo del califfo e avendo così salva la vita.

 

A seguito del successo del Decameron (1971) pasoliniano, il cinema italiano di serie C (ma anche inferiore) produsse una serie di lavoretti di analogo stile, ma a budget ridottissimo; prestesto erano le novelle del Trecento, obiettivo reale mettere in scena barzellette e nudità per attirare il pubblico più legato agli istinti bassi: e fu il decamerotico, nome affibbiato a tale filone. Forse il più redditizio di sempre, per quanto riguarda il rapporto qualità/incassi, ma di certo il più gratuitamente volgare e privo di pretese artistiche in senso assoluto. Dopo il Decameron vennero - per Pasolini, si capisce - I racconti di Canterbury (1972) e Il fiore delle mille e una notte (1974): di conseguenza i cineasti da strapazzo si mossero a seguire le relative orme dei film, ma in qualche caso perfino ad anticiparle. Come accade per questo Quando i califfi avevano le corna, che prende spunto dalle Mille e una notte e approda in sala in anticipo rispetto al Fiore del regista di origine friulana, presumibilmente per merito della lavorazione molto più rapida e agevole. Amasi Damiani aveva diretto fino a quel momento quattro titoli di scarsa rilevanza, fra i quali spicca senz'altro Tara Pokì (1971), con Mino Reitano protagonista; primo e unico decamerotico da lui girato, Quando i califfi avevano le corna è uno fra i più apprezzabili lavori del filone (o forse basterebbe dire 'meno sciatti'), pur restando ancorato alla suddetta serie C. Gordon Mitchell, alto, mascellone e biondastro, non è il miglior attore per interpretare un arabo, ma in effetti non è proprio il miglior attore in senso assoluto; la sua presenza in scena è comunque carismatica e anche in questa occasione fa sufficiente riuscita. Al suo fianco troviamo anche, fra gli altri, Pia Giancaro, Aldo Bufi Landi, Giorgia Tani, Bartolomeo Sciarra e Rosemarie Lindt (Rose-Marie Kindt nei titoli di testa). Soggetto e sceneggiatura di Ambrogio Molteni. 2,5/10.

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