Regia di Laurent Tirard vedi scheda film
Mi sono imposto di farlo e stavolta mi voglio controllare. Mi sto riferendo al fatto che ogni volta che recensisco una commedia (comica o sentimentale o tutteddue) di provenienza francese mi trovo a maledire l'incapacità dei cineasti italiani a possedere "quel" tocco delicato e frizzante che i nostri cugini d'oltralpe hanno invece nel loro DNA. Ed è "quel" tocco che nobilita un filmetto come questo che teoricamente non sarebbe niente di che. E allora penso ad un "Quasi amici" (okay sopravvalutato dal pubblico, okay) che però proprio grazie a "quel" tocco ha saputo superare la dimensione di scontata storia buonista e diventare spettacolo godibile. Ma penso anche a cose meno popolari qui da noi come "Una top model nel mio letto", poco piu' che una commediola ma resa grazie a "quel" tocco una narrazione divertentissima (almeno per me). Loro (i francesi) sono bravissimi -insomma- a trasformare i film sciocchini in pellicole piacevolissime che strappano il sorriso. Mentre noi (coi nostri Argentero e i nostri Stefano Fresi e le nostre -aarrgghhh- Ambre Angiolini) rusciamo a trasformare progetti sciocchini in autentiche cagate (mi si perdoni il termine ma non ne trovo altri). E' una questione di sceneggiatori, di registi e in gran parte d'attori che mancano, qui da noi, per mettere in scena le commedie con gli attributi. Vabbè, ci sono cascato di nuovo, non ho evitato il pippone, e me ne scuso. In questo "Un amore all'altezza" abbiamo (per dire) un copione spiritoso e arguto, degli attori tutti in strepitosa forma e una regìa brillante. Appunto. Poi è inevitabile analizzare un certo discorso "concettuale" molto particolare che investe nello specifico questo film. Qui si parla infatti del tema (risaputo, va bene, ma qua affrontato molto "di petto" e argomentato con notevole brillantezza) della convivenza col nostro prossimo "diverso". E -grazie a dio- per una volta non si fa retorica sui "soliti" omosessuali ma su coloro che la natura ha "colpito" con l'handicap della bassa (direi bassissima: 1,36) statura. Come costoro si relazionano con gli altri "normali"? E che succede se scatta l'amore di un "bassotto" verso una donna di altezza normale? Sembrano cavolate ma son cose vere, che accadono ogni giorno, ovunque sul pianeta terra. E dietro l'apparente normalita' di un signore bassotto ci son spesso traumi infantili e traumi ovviamente anche da adulti. Ecco, il film pone al centro un bell'uomo, benestante, con figlio adolescente e un matrimonio fallito alle spalle. Scatta l'amore, tra lui e una (bellissima) ragazza (la quale si sta sua volta separando). Il menage promette di essere complicato e irto di ostacoli. Ma il lieto fine in una commedia è perfino ovvio (nessuno mi accuserà dunque di spoiler). Il film tutto sommato mi è piaciuto. Ma voglio qui fare un appunto, che non è polemico...ma anche sì che lo è. Sono sempre piu' frequenti sugli schermi vicende dove vediamo coppie (di amanti o di amici) in cui uno dei due ha un handicap ("Io prima di te" o il già citato "Quasi amici"). E adesso questo nuovo film francese. Ecco. Io vorrei sapere il motivo per cui le sceneggiature ci propongono puntualmente l'handicappato come benestante o ricco sfondato. E l'amante (o l'amico/a) invece di borghesia medio-piccola. PERCHE'?? Guadate, cari autori, che ci sono anche handicappati poveri e stanno molto peggio di quelli benestanti. Vabbè DOVEVO dirlo. Detto della regia brillante di Laurent Tirard (che prima di questo ha girato i due deliziosi gioiellini vintage delle avventure del "Piccolo Nicolas)", passiamo al cast, vale a dire ai due ottimi protagonisti (circondati da alcuni validi caratteristi). Virginie Efira oltre che brava attrice (ricca di sfumature) è una donna meravigliosa, davvero splendida. Jean Dujardin è un fenomeno di talento e di simpatia. E questo vorrei rimarcarlo, perchè la sua versatilità è straordinaria. Molti lo ricorderanno nella sua trionfale performance in "The Artist", ma a me piace ricordarlo nella bella commedia "Gli infedeli" (un film a episodi in cui il cinema francese rendeva imaggio alle commedie italiane degli anni 60 e 70), ma soprattutto (si diceva "attore versatile", appunto) in un film drammatico d'impegno civile misto a thriller poliziesco che qui da noi è passato quasi inosservato: "French Connection". Sono gli attori come Dujardin e come la Efira che mancano al nostro cinema. Ecco cosa.
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