Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
Nel settembre del 1973, il colpo di stato ai danni del presidente Salvador Allende e la successiva morte del poeta Pablo Neruda cambiarono per sempre la storia del Cile; è sulle conseguenze di questo periodo che si incentra il cinema di Pablo Larraín. Così, mentre la trilogia composta da Tony Manero (2008), Post Mortem (2010) e No (2012) riporta la triste storia della dittatura di Pinochet, Neruda racconta in maniera sorprendente la vocazione democratica, la voce di un popolo, attraverso i versi del poeta. Cosa c’è di sorprendente è presto detto: a differenza di quel che possa sembrare, Neruda non è un film biografico.
Luis Gnecco interpreta il poeta nel 1948 mentre recita le sue poesie d’amore tra personaggi d’élite e prostitute. In carica come senatore comunista, sarà poi ricercato dal governo di Videla e dal Capo della polizia interpretato da Garcia Bernal. Quella che può sembrare una trama poliziesca dalle sfumature storico-politiche è progressivamente contaminata da tecniche narrative alquanto inaspettate: la voce dello stesso investigatore contribuisce alla narrazione con una buona dose di humor, talvolta comunicando irrealmente con la sua preda grazie all’abile montaggio. Il botta e risposta crea una coscienza condivisa tra i due uomini, instaurando una relazione altrimenti impossibile e poche volte vista sul grande schermo.
Larrain e il direttore della fotografia Sergio Armstrong girano la prima metà del film utilizzando una tonalità seppia e un tipo di lente che ricordano allo spettatore una vecchia macchina da presa: è un approccio documentaristico, un accattivante realismo che lascerà spazio a campi larghi e colori più freddi quando la storia si avvicina alla conclusione nelle Ande. È proprio nelle innevate montagne che avviene il grande cambiamento: mentre la narrativa poliziesca, un po’ slapstick e documentaristica lascia spazio alle romantiche cavalcate e all’epica western, il rapporto tra cacciatore e preda muta. La caccia di Oscar andrà al di là del politico, così come l’opera supererà un genere specifico.
Neruda è in conclusione un film ingannevole, complesso e ricco, che sorprenderà (forse confonderà) chi è in cerca di un semplice biopic ma che lascerà soddisfatto chiunque abbia la curiosità di espandere gli orizzonti e di superare le normali strutture di genere; un cinema ribelle, fresco e intelligente che suscita curiosità e grandi aspettative per il futuro del regista cileno.
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