Regia di Pablo Larrain vedi scheda film
Nel 1948 in Cile, Pablo Neruda (Luis Gnecco), poeta, scrittore e politico, viene osteggiato, per le sue idee comuniste, dal Presidente Videla, che lui stesso aveva aiutato ad essere eletto (curiosa l'omonimia con il ben più tristemente conosciuto Generale e Capo di Stato argentino che, a cavallo degli anni '70 e '80, sarà il leader di una spietata e sanguinaria dittatura militare) ed è costretto a vivere in clandestinità prima, a casa di amici con la moglie pittrice Delia Del Carril (Mercedes Moràn), e poi a fuggire, inseguito dal prefetto Oscar Peluchonnau (Gael Garcìa Bernal).
Dopo la trilogia sulla dittatura cilena ed il film 'Il club', Pablo Larraìn dirige 'Neruda' che, con il 'film gemello' 'Jackie', forma un dittico di biopic, girati nello stesso anno (il 2016), ma con l'autore cileno - cineasta dalla filmografia scarna come numero ma densa come qualità - non si tratta di una biografia nel canonico senso del cinema americano mainstream tanto per intendersi, ma una rilettura del sottogenere stesso: il film difatti contempla elementi appartenenti al poliziesco-noir, racchiusi nella figura dell'inseguitore del poeta-scrittore interpretato da Gael Garcìa Bernal, e nell'uso della voce fuori campo che, in prima battuta parrebbe una voce off, ma dopo una ventina di minuti si comprende essere di Peluchonnau che commenta i fatti più salienti della sua vita e soprattutto quella dell'oggetto della sua esasperata ricerca, Neruda, con toni sprezzanti e sarcastici dell'adesione all'idea comunista, per poi virare nel finale dell'inseguimento tra cacciatore e preda in una specie di western dai contorni quasi favolistici.
Altri fattori che contraddistinguono il film dal biopic generico è il concentrarsi della sceneggiatura, finemente scritta da Guillermo Calderòn, in un periodo di tempo breve e circoscritto, dal quale traspare però il clima che si respirava nel paese andino a quell'epoca, che mostrava già i prodromi di quella che, di lì a poco più di vent'anni, si sarebbe trasformata in una feroce dittatura, ricollegandosi così alla trilogia antecedente quest'opera ed il profilo psicologico della figura stessa di Neruda che ne esce a metà tra lo sfuggente ed il mitico, raccontata tramite aneddoti e episodi appartenenti al suo quotidiano e non attraverso un mero elenco di opere e fatti salienti.
Ottime le prove di Luis Gnecco - attore principalmente televisivo, anche molto rassomigliante sia nel fisico sia nei tratti somatici al vero Neruda - del più famoso Gael Garcìa Bernal, forte dell'esperienza con Larraìn in 'No', che caratterizza il suo personaggio con pungente ironia e dell'attrice argentina dalla grande esperienza Mercedes Moràn, passionale compagna di vita del futuro Premio Nobel per la Letteratura, mentre all'attore-feticcio Alfredo Castro, protagonista della suddetta trilogia, viene concessa solo una breve parte.
Da vedere, possibilmente in coppia con 'Jackie'.
Voto: 7/8.
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