Regia di Irene Dionisio vedi scheda film
Vicende della varia umanità gravitante intorno a un monte di pietà: un perito neo assunto si scontra con un collega più esperto e disonesto; una trans rifiutata dalla famiglia deve impegnare una pelliccia; un vecchietto vive di espedienti al limite della legalità. Troppo programmatico il personaggio del giovane, ostinatamente deciso a mantenersi puro e infine sceso a patti con la propria coscienza: anche dal punto di vista recitativo, tra Fabrizio Falco dall’aria perennemente candida e Roberto De Francesco freddamente impassibile non c’è confronto. Efficace la raffigurazione del sottobosco di disperati costretti a esporre pubblicamente le proprie miserie: sono storie appena abbozzate, a volte lasciate in sospeso (es. l’uomo che va a riscattare un gioiello dopo aver ottenuto l’ennesimo rinvio e scopre che è già stato venduto), come si addice a persone la cui esistenza rimane nell’ombra; e non sempre è agevole distinguere tra sfruttatori e sfruttati. Ancora meglio il contrasto implicito con il clima delle aste che si svolgono ogni pomeriggio in una saletta apposita, dove i pezzi acquisiti per pochi soldi vedono moltiplicare il loro valore per una clientela benestante: da un lato dell’edificio i poveracci cedono le loro ultime cose (titolo evocativo) e dall’altro i ricchi se ne appropriano, dando una raffigurazione plastica dell’essenza del capitalismo.
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