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Gran Hotel

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La recensione su Gran Hotel

di scapigliato
10 stelle

Prodotta da Bambú per Antena 3, Gran Hotel è ad oggi la serie di maggior successo di critica e pubblico della televisione spagnola. La serie è ambientata nella Península de la Magdalena, a Santander, in Cantabria, nei dintorni dell’immaginario borgo di Cantaloa. Lo scenario esclusivo della serie è il sontuoso Palacio de la Magdalena, il Gran Hotel del titolo, intorno al quale trionfa una natura aspra e scabrosa, quella degli alti fiordi oceanici e della furia dei venti provenienti dal mare. Un’ambientazione perfetta per il dramma nordico-borghese, anticlassista e fatale che vede per protagonista il solito perfetto Yon González nei panni di un umile ragazzo di provincia che va a trovare sua sorella, donna delle pulizie al Gran Hotel, di cui nessuno ha più tracce da più di un mese. Si fa assumere come cameriere sotto mentite spoglie per indagare e scoprire l’amara verità. Nel frattempo si innamora della figlia degli Alarcón, i proprietari dell’hotel, la cui distanza sociale impedisce un amore sereno. Interpretata dalla bellissima Amaia Salamanca, che Yon ritrova dopo l’esordio in SMS, l’attrice madrileña dà vita a un bel personaggio fuggevole e determinato. La storia d’amore tra i due personaggi tormentati da bugie e rivelazioni sconcertanti è tra le più acclamate della serialità spagnola di tutti i tempi. La serie è perfetta, tanto nel profilmico quanto nel filmico. Tecnicamente impeccabile poteva essere un capolavoro assoluto se il “gran finale” fosse stato costruito con più coraggio e si fosse giocato maggiormente sull’epica dello scontro finale, della celebre resa dei conti da feiulletton, il momento della verità, il faccia a faccia che tutti aspettano per la catarsi finale, tipico di ogni opera narrativa, soprattutto se seriale. Neanche a farlo apposta, è il cast a rendere ulteriormente perfetta la serie. La credibilità di attori del calibro di Yon González, Amaia Salamanca, Concha Velasco, Lluís Homar, Eloy Azorín, Manuel de Blas è fuori discussione, soprattutto la matriarca crudele interpretata da Adriana Ozores: credo uno dei ruoli e delle interpretazioni più belle e più carognesche mai viste. Chiudono il cerchio altri attori come Fele Martínez, Pedro Alonso, Megan Montaner e Asunción Balaguer. Azzeccata pure la coppia comica dei due detectives di paese ricalcata su quella Poirot-Hastings, affidata a Pep Antón Múñoz e Antonio Reyes.

Inclassificabile il remake italiano passato per Raiuno. Scialba nella componente artistica - fatta eccezione per Eugenio Franceschini che ricorda molto da vicino la simpatica canaglia interpretata da Yon González - la produzione italiana fa sfoggio del solito mondo accessorio della piccola Italia provinciale: interni di lusso, paesaggi cartolina che mettono tutti d'accordo, e la solita mancanza tutta nostrana: pensare per immagini e narrativizzarle.

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