Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film
Caterina va a lavorare in un hotel a Belgrado; tre amiche l’accompagnano. È l’occasione per una vacanza solo apparentemente spensierata, dalla quale torneranno tutte profondamente cambiate.
È un on the road esistenziale, quello che percorre la trama di Questi giorni, atteso ritorno al cinema di Giuseppe Piccioni dopo quattro anni di silenzio dal precedente Il rosso e il blu (2012). Durante una vacanza le protagoniste, quattro giovani amiche, si ritrovano a conoscersi meglio fra loro e a cambiare modo di pensare, a smussare ciascuna il proprio carattere, a riflettere sulle loro vite; fin qui siamo nei territori del già visto – per quanto ciò non significhi per forza di cose banale. Ma la forza in più nella sceneggiatura che Piccioni scrive insieme a Pierpaolo Pirone e Chiara Ridolfi sta nel parallelo snodarsi di una serie di intense e segnanti vicende che fanno sì che il quartetto in tale breve lasso di tempo si affacci sull’intero arco del grande dramma esistenziale, dalla nascita alla morte, con esiti sconvolgenti sul destino di tutte. Il film, specie nella sua coda, raggiunge perciò vette di sublime disperazione ben sottolineate da una colonna sonora discreta (nel senso di tutt’altro che invadente) firmata da Valerio Faggioni; meno intrigante invece la prima metà del lavoro, nella quale vengono pian piano costruite le identità dei personaggi e nella quale non mancano puntate brillanti o comunque tese a sdrammatizzare (il ruolo del papà di Angela pare un po’ pretestuosamente costruito ad hoc). Il poker di protagoniste non offre nomi di evidente richiamo – Marta Gastini, Laura Adriani, Maria Roveran e Caterina Le Caselle –, ma viene sapientemente assistito da un tris di interpreti rodati e solidi come è quello composto da Margherita Buy, Sergio Rubini e Filippo Timi. 6,5/10.
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