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Questi giorni

Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film

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La recensione su Questi giorni

di barabbovich
4 stelle

Caterina (Gastini) vuole lasciare la città di provincia nella quale vive per andare a fare la cameriera a Belgrado. Parte in macchina con Liliana (Roveran), la sua migliore amica della quale è segretamente innamorata e che le nasconde di avere un cancro ma non il fatto di essersi invaghita del suo professore di letteratura inglese (Timi, pessimo), con Anna (Le Caselle), una violinista che aspetta un figlio dal ragazzo del quale non è convinta e Angela (Adriani), che ha una liaison complicata con il rampollo di una famiglia altolocata. Tra una tappa nel paese dove vive il fascinoso prete fratello  di Caterina (Averone) e una in un camping croato dove conoscono dei ragazzi serbi, le quattro arriveranno a destinazione scoprendo ciascuna i lati nascosti delle altre.
Piccioni torna al cinema a quattro anni di distanza da Il rosso e il blu con un'opera tratta da un romanzo inedito di Marta Bertini, stilisticamente ambiziosa, servita da una colonna sonora costruita in gran parte su sublimi armonie vocali (merito di Valerio Camporini Faggioni), ma anche con ripetuti still life umani, voci over che pontificano con magniloquenza sui grandi temi della vita e un approccio iniziale da commedia che si trasforma, nel corso delle due ore di durata del film, in un melodramma naïf. Rinnegati gli studi sociologici di gioventù, Piccioni non riesce a far di meglio che confezionare un romanzo di formazione in forma di road movie che è il ritratto esangue di una generazione, quella che ha da poco superato la soglia dei vent'anni, incapace di raccontarsi, implosa, piena di segreti incomunicabili, costantemente corrucciata. E sostanzialmente anonima, come l'infelicissimo titolo del film. A conti fatti, le parti migliori stanno nei personaggi di contorno - la madre di Liliana, una parrucchiera svampita interpretata con consueto nerbo da Margherita Buy e il personaggio cialtronesco affidato a Sergio Rubini, nei panni del padre di Angela - che surclassano le quattro protagoniste, quasi costantemente ingrugnate e con caratteri monodimensionali.

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