Regia di Giuseppe Piccioni vedi scheda film
Il viaggio, le incognite della vita, l'amicizia salvifica, ma pure la malattia, la maternità non desiderata, la sessualita' confusa, il apporto madre e figlia....un minestrone devastante, anzi un piattone di polpette al sugo riproposto ad ogni occasione ma puntualmente declinato.
VENEZIA - CONCORSO
Una malattia grave tenuta segreta a tutti, il rapporto tra una figlia e la madre single ansiosa ma pure incapace di gestirsi economicamente; l'amicizia complice tra coetanee, forte ma non così tale da celare segreti che un amico non merita di non conoscere; gravidanze non volute o comunque accettate come un faardello inevitabile; l'ignavia che prende sempre più parte della gioventù che non sa più a cosa aspirare. Non basta? evidentemente no.
Mettiamoci allora anche una sessualità in corso di deefinizione, un fratello prete che sembra uscito da un fotoromanzo, un viaggio per accompagnare l'amica che si trasferisce nei balcani, e pure un professore che ci prova con la protagonista, e poi forse pure con sua madre.
"Questo minestrone" sarebbe stato il titolo più opportuno dell'ultima, inacccettabile opera di Giuseppe Piccioni, regista che in passato ha saputo sondare le incertezze e le insucurezze dell'animo con esiti quasi sempre accettabili o addirittura molto buoni (Fuori dal mondo è un grande film e la Buy ci offre in esso una delle sue migliori performance di sempre).
Qui si resta in superficie, con dialoghi da confronto generazionale ormai inascoltaabili, con conflitti e rivalità, gelosie amorose tra amiche imbarazzanti, e ancor più con approcci ragazzo/ragazza ca cornetto cuore di panna.
Il film di Piccioni, spiace ammetterlo,ma è inutile girarci attorno, manca di regia, è piatto e scontato come una fiction tv da prima serata, e afflitto da una scriteriata sceneggiatura che fa dellpaccumulo uno strumeento per cercare di acchiappare consensi e pubblico, sperando che chiunque riesca prima o poi ad identificarsi nelle decine di situazioni problematiche da manuale infilate dentro senza criterio e senza tatto alcuni.
Quattro attrici giovani carine ma ognuna limitata alla propria recistazione schematica e scolastica: ben vengano i ruoli di contorno affidati ad una Margherita Buy con piglio più sicuro del solito e a Filippo Timi, in un ruolo scontato e banale, ma comunqque bravo a fare l'insicuro con la sua balbuzie appena accennata. Sergio Rubini viene invece coinvolto in un cameo solo per fare numero: e "fare numero", creare una accozzaglia senza controllo, pare risulti qqui lo sport preferito degli sceneggiatori coinvolti.
Un polpettone pesantissimo, anzi un piatto di polpette al sugo (per restare in tema di scene madri assurde e pacchiane) preparato con gli avanzi della domenica, e destinato a riproporsi per tutta la settimana.
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