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Qualcosa di nuovo

Regia di Cristina Comencini vedi scheda film

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La recensione su Qualcosa di nuovo

di mck
5 stelle

SomeThing Usual.

 

 

No, non è Francesca (“PianoForte”, “la Lumière du Lac”, “Elsa Morante”, “le Parole di Mio Padre”, “Carlo Giuliani, Ragazzo”, “Mi Piace Lavorare (Mobbing)”, “A Casa Nostra”, “lo Spazio Bianco”, “Un Giorno Speciale”, “Amori che Non Sanno Stare al Mondo”), ma Cristina (Zoo”, “i Divertimenti della Vita Privata”, “la Fine è Nota”, “Va' Dove ti Porta il Cuore”, “Matrimoni”, “Liberate i pesci!”, “il Più Bel Giorno della Mia Vita”, “la Bestia nel Cuore”, “Bianco e Nero”, “Quando la Notte”, “Latin Lover”, “Tornare”).

Se sopravviv(r)ete ai primi 15 minuti - quanto di più incredibilmente mal scritto, soprattutto, ma pure interpretato e diretto, che mi sia capitato di assistere negli ultimi 42 anni (e nulla può il montaggio ellittico di Calvelli) -, sappiate (saprete) allora che poi il film migliora: il dito viene tolto dalla piaga, e la ferita pulsa senza lancinare. E ci scappano persino un paio - giusto un paio, eh - di risate azzeccate. E il finale è pure… ehm… “coraggioso”… Per il resto, non cercate un rapporto di causa-effetto in ciò che avvenendo accade e capitando succede: è tutto un po' così, alla cazzo di cane, come piace a noi...

Soggetto: Cristina Comencini (la pièce teatrale “la Scena”). Sceneggiatura: Giulia Calenda, Cristina Comencini, Paola Cortellesi.
Completano il cast: Eleonora Danco, Chiara Scalise e Ludovica Modugno (in scena solo con la voce nella versione nostrana della madre di Wolowitz).
Fotografia: Italo Petriccione. Montaggio: Francesca Calvelli. Musiche: Andrea Farri (+ David Bowie, Carlos Gardel, e Robert Hazard → Cindy Lauper → Paola Cortellesi e Micaela Ramazzotti).
Producono: Cattleya e Rai (che distribuisce con 01).
Assistono: MiBACT, MPS (Tax Credit) e Regione Lazio.

Credo valga la visione per tre ragioni:
- c’è Paola Cortellesi che da “spadona” fa la porca-zozza (ma tranquilli, le angolazioni e le prospettive di ripresa, insieme alle coreografie delle articolazioni superiori, tagliano fuori dall’inquadratura qualsiasi possibilità di tegumentazione capezzolare),
- c’è Eduardo Valdarnini che, in zona: “Cosa le offro? Un succhino?”, anche se non ne sono certo, ho il sospetto però possa avermi reso (benché pensi non sia proprio scientificamente possibile questo temporaneo e reversibile cambiamento di genere, ma chi lo sa!) allegramente e financo convintamente ricchione per una manciata di minuti, e poi, infine,
- c’è questa ⇓ meravigliosa immagine ⇓ cartoonesca (manga/muppet-sorriso) di Micaela Ramazzotti...

 


Nota: nessun addebito morale è da imputare al coronavirus, tutta la colpa è mia: io ho deciso di recuperare questo film, e non perché costretto in quarantena abbia finito i sette volumi della Recherche o le 60 ore di Heimat: non so neanch’io perché. Probabilmente sono i primi sintomi. O gli ultimi.   

 

* * ¾ - 5 ½  

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