Regia di Cristina Comencini vedi scheda film
Prosegue l'inarrestabile corsa di Cristina Comencini, figlia del tutto immemore della lezione paterna, a realizzare prodotti possibilmente peggiori di quelli di Neri Parenti, di Brizzi o dei Vanzina. Dopo la ridda di luoghi comuni di Bianco e nero e l'inguardabile pseudotributo ai grandi seduttori della settima arte (Latin lover), eccola ancora alle prese con una storiellina amorosa, riduzione in sedicesimi di un suo precedente lavoro teatrale (La scena). Protagoniste sono due amiche single dal temperamento opposto, unite dalla ricerca dell'anima gemella. Determinata nella vita e nel lavoro quanto sessuofoba l'una (Cortellesi), incasinata, con figli a carico quanto erotomane l'altra (Ramazzotti). Entrambe, dopo un casuale scambio di identità tra loro per rincorrere ciò che non sono, si legheranno a un diciannovenne (Valdarnini).
Macchiettistico (il toy boy mammone, il gineceo amicale di sole zitelle, le due protagoniste totalmente monodimensionali) e avvolto in un plot dalla banalità sconcertante, nel quale l'intero genere maschile sembra da bocciare, il film della Comencini non si avvale nemmeno di interpreti all'altezza: la Ramazzotti ripropone quasi la stessa figura de La pazza gioia, mentre la Cortellesi impersona con enfasi grottesca il suo personaggio di donna inamidata. Finisce che il ragazzetto esordiente è il migliore sulla scena.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta