Regia di Michele Placido vedi scheda film
Una fabbrica romana sta per cedere la quota di maggioranza azionaria a un investitore francese (Consigny) che, per entrare nell'affare, chiede che il consiglio di fabbrica - tutte donne - si pronunci sulla possibilità che la pausa pranzo venga ridotta di 7 minuti. Tra la portavoce (Piccolo) e le altre donne del consiglio si scatena un dibattito che, inizialmente, sembra indicare che una maggioranza schiacciante sia propensa ad accettare quelle condizioni ricattatorie. Nel frattempo, fuori dalla fabbrica, le famiglie e le altre operaie attendono ansiosamente il verdetto. Partendo da una storia vera accaduta in Francia, diventata in seguito un testo teatrale di Stefano Massini, il film di Placido ricalca pienamente la struttura de La parola ai giurati, il capolavoro di Lumet. Efficace nello sviscerare i nodi apparentemente meno vistosi di una scelta che sembra una resa della dignità e un abbandono dei propri diritti in nome del più bieco crumiraggio, questo thiller di ispirazione sindacale - che torna al tema del lavoro che segnò l'esordio del regista pugliese dietro la macchina da presa (Pummarò) - è decisamente più debole nella definizione dei caratteri, tutti viziati da un eccesso di stereotipia e affidati a un nugolo di attrici tra le quali, a stento, emerge la figlia del regista, una delle poche a capaci di tenere a bada l'overacting.
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