Regia di Michele Placido vedi scheda film
Un'azienda tessile di medie dimensioni sta per subire la fusione con una grande impresa francese, che approfitta dell'occasione per inviare una sua dirigente, l'altezzosa M.me Rochette (Anne Consigny), a proporre un accordo con i dipendenti per ridurre la pausa pranzo, che dura un quarto d'ora, di 7 minuti, che consentirà a tutti di conservare il posto di lavoro e soprattutto all'azienda dei grossi risparmi. Bianca (Ottavia Piccolo), la rappresentante delle lavoratrici presso i vertici aziendali, espone l'opzione alle altre delegate e da qui parte un vibrante e serrato confronto fra di loro.
'7 minuti', tratto dalla pièce teatrale di Stefano Massini, è un film di lodevole impegno civile con cui Michele Placido ovvia al suo testo d'origine con una regia agile e scattante, fatta di continui cambi di ripresa delle attrici in campo, con inquadrature da ogni angolatura possibile, ricorrendo a riprese dall'alto, con la mdp che osserva gli sguardi, le espressioni, via via felici, preoccupate e turbate delle protagoniste della vicenda, comprendente un microcosmo assai variegato dell'universo femminile.
Molti critici hanno ravvisato analogie con 'La parola ai giurati': se tale paragone con l'illustre predecessore regge per l'ambientazione, anch'essa in un luogo chiuso e lo sviluppo narrativo, con in principio tutte le donne orientate a votare in un certo modo, che man mano cambia con il passare del tempo, grazie alle argomentazioni di Bianca, è azzardato per quanto riguarda l'esito artistico.
Ad una prima parte, che serve all'autore per descrivere le personalità di tutti i personaggi in gioco, tesa e dinamica, composta da pochi ed incisivi dialoghi e da primi piani sulle donne intente a battagliare sui loro diritti e doveri di lavoratrici, tra incidenti sul lavoro, delusioni personali, scoppi di rabbia incontrollati, incapacità a gestire lavoro e affetti, ne segue una seconda dove tutto è tirato per le lunghe ed il film ruota su se stesso, nonostante il basso minutaggio, arrivando ad un epilogo che lascia una sensazione di irresolutezza, lasciando il compito alle didascalie per la spiegazione finale.
Nel nutrito cast, dove i ruoli maschili - Placido stesso, impegnato in una personaggio viscido ed opportunista, e i due suoi fratelli - sono defilati, svettano, per misura, Ottavia Piccolo, Cristiana Capotondi e una riscoperta per il cinema come Fiorella Mannoia, per eleganza la francese Anne Consigny, che interpreta la perfida manager inviata dalla Francia a 'chiudere la pratica', per passione Maria Nazionale, mentre Ambra Angiolini, nella parte dell'operaia ribelle, come le capita sovente, tende a strafare.
Un'opera dagli intenti lodevoli - specie all'interno del panorama cinematografico italiano, inflazionato da troppe commedie di poco conto - su temi di scottante attualità, che è però inficiata da difetti vari, tanto sul piano narrativo quanto su quello contenutistico.
Voto; 6,5.
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