Regia di Mario Camus vedi scheda film
Gangster movie dal vago sapore western, con un Terence Hill cupo e dannato come mai visto prima (e mai si vedrà dopo).
Si potrebbe quasi definire un'anticipazione di quei film di denuncia mafiosa poi portati in auge da registi come Damiani.
Il film ha un'ambientazione western (anche se sembra di essere nelle campagne siciliane dell'ottocento, in realtà siamo in Andalusia sia come location che come ambientazione), ma del genere c'è veramente poco (giusto qualche sparatoria).
La sceneggiatura riprende le tematiche che vedono dei vecchi proprietari terrieri schierati, più per orgoglio che per altro, contro i propri contadini. Questi ultimi chiedono migliori condizioni di lavoro, ma i primi non vogliono cedere alle richieste per paura di perdere il controllo e il dominio sugli stessi e tengono duro, minacciandoli.
Gli sceneggiatori inseriscono delle componenti dal vago retrogusto tortilla (con tanto di passaggi estrapolati da libri anarchici e di sinistra del primo novecento), infatti i contadini si ribellano ai padroni spinti da un idealista e da un sicario ravveduto (Terence Hill) dall'amore di una locandiera del posto.
Si genera così una spirale di violenza fatta di omicidi dimostrativi (di chiaro stampo mafioso) a danno di chi sgarra alle regole e di chi non sta ai patti con i più forti e da questi si passa all'infinita serie di vendette e distruzioni di proprietà altrui,
Terence Hill dà vita a un antieroe tormentato da un passato da assassino, che sogna una vita normale che mai potrà avere. Non ride quasi mai, né fa ironie o battute guascone. E' scontroso, cupo, di poche parole, anche se non si vergogna di confessare il proprio amore per la bravissima Maria Grazia Buccella. Neppure in Preparati la Bara! era stato tanto accigliato.
Il ruolo del boss mafioso dai modi ricercati ed eleganti, ma che non perita a ordinare omicidi e a ingaggiare killer professionisti, va al grande Fernando Rey. La sua è una performance in linea con gli altri personaggi interpretati nel genere. E come altri soggetti caratterizzati in simil modo, penso all'antagonista di Massacro al Grande Canyon, finirà a causa della sua avidità col vedere morire i suoi cari figli.
Il film va avanti lentamente e, a poco a poco, tende a prevalere la comonente melò. Camus gira in modo essenziale, poco interessandosi dello spettacolo o del mero intrattenimento. E' più interessato allo spessore dei personaggi e a creare un'atmosfera da tragedia annunciata. Il suo, per così dire, è uno stile alla Marchent che si amplifica quando Hill si troverà a dover vendicare il fratello fatto assassinare da Rey perché poco accorto nell'eseguire un suo ordine di morte (si era fatto riconoscere da tutti). Alla fine pagheranno tutti.
Eccezionale l'epilogo - con lo splendido main theme cantato e composto da Augusto Martelli - da vero e proprio antesignano del poliziesco made in Italy e con un Terence Hill che accetta di morire perché stanco di una vita che senso mai potrà avere.
Bruttina la fotografia con alcune sequenze che dovrebbero essere ambientate di notte e che invece sono di giorno. Denuncia più di un errore anche il montaggio. Voto: 7
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