Regia di Renzo Martinelli vedi scheda film
Un'opera che si difende bene, che ricostruisce con efficacia una delle possibili ipotesi sulla strage di Ustica. Una delle tante verità nascoste della nostra Italia.
Il film di Renzo Martinelli "Ustica", opera a cui va riconosciuto un certo impegno civile, come era già stato per Vajont, non è allo stesso livello del film di Marco Risi "Il muro di gomma", opera realistica più di denuncia sulle omertà delle istituzioni di fronte al caso dell'aereo DC9 precipitato in mare per cause ancora da stabilire, e sempre occultate per difendere la "Ragion di stato".
Il film di Martinelli però si difende bene, e ricostruisce in maniera verosimile la dinamica dei fatti così come potrebbero essere accaduti, dando corpo e immagini ad un'ipotesi (quella della collisione in volo tra l'aereo civile e quello militare americano) che potrebbe avvicinarsi molto alla presunta verità, raccontando la cronaca 'vera' di una tragedia, attraverso una storia che è pura fiction, utilizzando personaggi immaginari come testimoni coinvolti loro malgrado nella drammatica vicenda, al punto da venirne sconvolta l'esistenza.
Non mancano ingenuità e risvolti che tendono a spettacolarizzare alcune situazioni - come il presunto doloroso messaggio scritto dal pilota del mig libico sotto l'attacco dagli aerei militari americani, per nulla verosimile in quella situazione estrema, ma l'espediente serve alla narrazione - così, la moglie del politico, pilota di elicotteri che trova l'aereo militare abbattuto, la giornalista che aspetta sulla spiaggia il ritorno della sua bambina, vittima dell'incidente, sono le coscienze sofferenti e straziate di chi ricerca la verità, di chi non vuole arrendersi ai depistaggi, alle false versioni, alle menzogne, a chi ammette tranquillamente che certi compromessi, gli interessi economici e politici tra due paesi come Italia e Libia sono più importanti delle vite di 81 innocenti.
La verità è la luna che si riflette in un pozzo; a nessuno - agli italiani in questo caso - interessa alzare la testa per vedere l'astro nel cielo; è la metafora cinica di una delle figure più negative del film, il funzionario del ministero della difesa contrapposto al parlamentare idealista interessato a scoprire la verità, metafora sempre smentita per fortuna, da un manipolo di coraggiosi che non si accontenta di versioni ufficiali poco limpide e traballanti.
Il finale non è consolatorio, nè potrebbe esserlo; chi ha osato alzare lo sguardo al cielo, è stato messo a tacere per sempre, come succede spesso e volentieri. La strage di Ustica è solo una delle tante 'verità nascoste' del nostro bellissimo e disperato paese.
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