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Regia di Francesco Bruni vedi scheda film

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La recensione su Tutto quello che vuoi

di Furetto60
7 stelle

Ottimo film di Francesco Bruni, alla sua terza prova cinematografica. Intenso e toccante,con sprazzi di comicità.Eccellente il cast

Alessandro, 22 anni, come oggigiorno capita purtroppo a tanti giovani, ha smesso di studiare, non lavora, passa il suo tempo a “vagabondare” per le strade di Roma, con tre amici altrettanto sfaccendati, dividendosi tra bar, fumo e playstation casalinghe, spesso si azzuffa anche con altri balordi. Senza slancio e prospettive, s’incontra clandestinamente, con la madre separata, di uno dei tre amici, per bollenti congressi carnali. Il padre, esasperato dal suo comportamento apatico e litigioso, per toglierlo dalla strada, gli trova lavoro come accompagnatore di un signore di 85 anni, che ha necessità di uscire ogni giorno. Dopo alcune resistenze, il giovane accetta di fargli compagnia. Incontra così Giorgio Ghelarducci, poeta e uomo d’altri tempi,signore distinto dai trascorsi prestigiosi, è stato perfino amico di Pertini, che però manifesta i primi sintomi del morbo di Alzheimer, ma è ancora abbastanza autosufficiente. I due non potrebbero essere più diversi, sono come il giorno e la notte, completamente agli antipodi, lui è colto, gentile e garbato, mentre Alessandro è ignorante, rozzo e impulsivo. Tuttavia, il vegliardo poeta mostra di gradire la sua compagnia, salvo poi confonderlo ogni tanto con il fratello morto da tempo, o non ricordarsi il suo nome.  In una stanza della sua casa, ci sono in bella mostra i premi vinti e tante incisioni su un muro, con versi che alludono a segreti e a episodi del passato. L’incontro tra i due si trasforma in un percorso di conoscenza reciproca, di formazione e di confronto generazionale. Giorgio ha vuoti di memoria, dimentica spesso i nomi e non riconosce sempre le persone, la terribile malattia neurodegenerativa, gli sta cancellando pian piano tutti i ricordi, le esperienze e le emozioni  che la vita gli ha regalato, arrivando anche a compromettere i comportamenti, che possono apparire bizzarri, ma con l'arrivo di Alessandro e dei suoi amici che gli si piazzano spudoratamente in casa, ritrova il piacere della compagnia e soprattutto si diverte, per Giorgio vedere la tv, giocare a carte e fumare con quei giovani, all'insaputa della padrona di casa che affettuosamente lo ospita,  è una trasgressione che gli trasmette energia e entusiasmo, una botta di vita inaspettata,una seconda giovinezza, così come per Alessandro praticare  l’anziano signore è l’occasione per scoprirsi migliore e maturare, arriva perfino a frequentare  una biblioteca, insomma riscopre un altro sé stesso, fatto di pazienza  comprensione e perfino compassione, cosi quello che inizialmente sembrava essere un compito ingrato da cui sottrarsi quanto prima, si trasforma in un’ esperienza di grande crescita interiore. Col passare dei giorni dalla mente un po' smarrita dell'anziano poeta, sembrano emergere degli spezzoni importanti della sua vita, affiora progressivamente un ricordo del suo passato più lontano: tracce per una vera e propria caccia al tesoro. Motivi che lo convincono a mettersi in viaggio, insieme ad Alessandro e ai suoi amici che si uniscono, per cupidigia, vagheggiando di scovare un tesoro fatto di gioielli e preziosi, prezioso lo è ma vedremo, solo per il nostro protagonista,La storia assume i tratti del  "road movie", una magnifica e rocambolesca  avventura nella terra dellaToscana, in cui cameratismo e poesia s'incrociano felicemente, mentre tra i due nasce una profonda e sincera amicizia ed è questo l’elemento più potente della storia. Tutto quello che vuoi, terzo film di Francesco Bruni, mette in scena un tema classico del cinema: il confronto generazionale tra un anziano e un giovane e anche la dinamica sempre ricca di spunti della coppia apparentemente mal assortita, tipo “Quasi amici,” ma si distingue per il suo linguaggio cinematografico pregno di stile e di tanta classe. Ad avviare la storia ha contribuito  un elemento autobiografico, che il regista intervistato sul film ha rivelato, cioè la malattia del padre, da poco scomparso al quale il film è dedicato, e la libera ispirazione al romanzo “Poco più di niente” di Cosimo Calamini. Il rapporto giovane/anziano, qui si esprime attraverso toni leggeri, per  una commedia che spinge sul pedale dell’allegria, sostanzialmente divertente, con molte situazioni esilaranti, come la surreale  partita alla Playstation tra la formazione della Juventus attuale e il Grande Torino degli anni cinquanta o la imbarazzante sosta obbligata, causa il blocco di una pattuglia di polizia, che viene risolta  brillantemente da Giorgio che sfodera una patente d’annata, ma ancora valida e una guida niente male per un quasi novantenne, ma senza rinunciare  alla seria riflessione sulla malattia e a interessanti  considerazioni sul valore della poesia e il senso della bellezza. A regalare la variegata gamma di emozioni, in una storia semplice, ma al contempo intensa e toccante, anche la cura dei tanti dettagli, dalle musiche, agli interpreti secondari, ma su tutti, la coppia che regge l’intera sceneggiatura, con grande presenza scenica: Andrea Carpenzano che da l’imprinting di cialtrone borgataro ad Alessandro e Giuliano Montaldo che consegna al suo poeta stralunato, tutta la raffinatezza e la signorilità possibile. Ma sono buone anche le prove attoriali di Donatella Finocchiaro e di tutti i giovanissimi compagni di viaggio di Andrea Carpenzano

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