Regia di Francesco Bruni vedi scheda film
Alessandro e i suoi amici passano le giornate tra una bevuta e l'altra, vivendo di piccoli espedienti e fantasticando sulla dimensione ideale del proprio... televisore. Un giorno, però, il padre di Ale, uomo dalle maniere ruvide, mette il figlio alle strette trovandogli un'occupazione temporanea come badante. Il cliente pagante è Giorgio, un ottuagenario poeta malato di Alzheimer al primo stadio. Dall'incontro con Giorgio la vita del ragazzo cambia inesorabilmente.
"Tutto quello che vuoi" è "romanzo di formazione" inteso come "Bildungsroman" termine che si usa per indicare il genere letterario nato a fine '700 in Germania e teorizzato nel secolo successivo. Una specie letteraria nuova nella quale il giovane protagonista fa il suo ingresso nella vita, cerca e trova esperienze di amore/amicizia, si scontra con la realtà che gli impone dolorose sconfitte prima di trovare il proprio (vero) io interiore ed il proprio posto nella società. Il cammino di armonizzazione sociale del protagonista avviene attraverso esperienze formative e l'emancipazione culturale.
Oserei dire che il regista ha ben chiaro l'importanza di questo storico, ma ancora attuale, concetto letterario di Bildungsroman (e poco importa se i grandi pensatori del '900 lo abbiano rielaborato di continuo per renderlo più vicino ai nostri giorni). Nella sceneggiatura di Bruni ci sono gli elementi tipici del romanzo di formazione come il momento di rottura dell'equilibrio iniziale (i conflitti con la famiglia), le esperienze amorose (Claudia), le prove a cui è sottoposto Alessandro e le relative difficoltà da superare (la cura di Giorgio). Non mancano gli aiutanti (Zoe) e l'antagonista (Riccardo). A rendere la sceneggiatura molto vicina al concetto di Bildungsroman è l'idea, che pian piano si fa largo nel protagonista, che per arricchire la propria persona è necessario nutrire la propria anima e la propria mente.
La ricerca del "Santo Graal" disperso tra le montagne apenniniche è, essa stessa, motivo di passaggio da una condizione di pensiero egoistico/materialistico ad un nuovo pensiero morale ed il viaggio si tramuta in metafora della cultura come tesoro da ricercare e trovare. Il tesoro vero è Giorgio e la sua testa appannata.
Alla fine Alessandro trova un nuovo equilibrio interiore accompagnato da una predisposizione verso rapporti sentimentali più maturi. Inoltre decide di aiutare il padre nel proprio lavoro e di benedire il nuovo status all'interno della famiglia. Magari non deciderà di riprendere gli studi e si accontenterà di un lavoro di fatica ma Alessandro amplia i propri orizzonti come nella sequenza in cui parla appassionatamente della poesia di Giorgio alla nuova amica universitaria. Bruni ironizza tristemente sulla cultura nel nostro paese. La poesia sta morendo e le nuove generazioni vivono di videogame dai quali non imparano niente. La casa del poeta è un museo nel quale gli amici di Alessandro cercano il televisore e un presunto ricco tesoro, invece che i versi scritti nelle pagine e sui muri. Un elemento interessante ed originale del film è che la figura dell'educatore sia affidata ad un anziano che nemmeno è cosciente di esercitare tale ruolo. Altrettanto notevole è l'assunto che la perdita della memoria abbia creato in Giorgio "nuova" memoria che affascina il ragazzo è gli consentirà di conoscere meglio il proprio interlocutore.
Allora la cultura è morta secondo il regista? Tacciata da pressappochismo e consumismo? Bruni regala qualche speranza. Ne dà, anche, alla settima arte quando si vedono gli amici di Zoe che imbiancano una vecchia sala cinematografica in Trastevere.
Chiudo ringraziando il regista che ci ha regalato un gran personaggio, forse il migliore di questo 2017 italiano, e pensando a Giuliano Montaldo che l'ha incarnato con magnifica eleganza.
Cineforum Leoniceno - Cinema Eliseo - Lonigo (Vi)
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