Regia di Francesco Bruni vedi scheda film
Sulla ventina, cafoncello e senza tante ambizioni, Alessandro si mette su una brutta strada. Prima che la situazione degeneri, suo padre lo costringe a fare da accompagnatore a un anziano poeta non più del tutto autosufficiente, sia per guadagnare due soldi che per dare un senso alle sue giornate. Nonostante l'ovvia iniziale diffidenza, fra i due scatta una preziosissima scintilla destinata a cambiare in meglio le vite di entrambi.
Che bel film, Tutto quello che vuoi. La terza regia di Francesco Bruni, più attivo come sceneggiatore (storico, fin dai tempi di Ovosodo - 1997 -, il suo sodalizio con Virzì), è una commedia dal canovaccio solo superficialmente risaputo, che innesta nel classico topos della frequentazione forzata fra due individui in apparenza antitetici (un anziano poeta, un ragazzino burino e mezzo delinquente) una serie di contenuti notevoli, fra riflessioni esistenziali capaci di lasciare un segno e osservazioni ironiche e malinconiche altrettanto convincenti. A nobilitare il lavoro c'è poi la presenza monumentale di un Giuliano Montaldo - 86 anni - sconcertantemente in grado di riempire lo schermo con un cenno o un'espressione, all'apice di una carriera attoriale messa in secondo piano soltanto da quella registica, ma assolutamente degna di nota. Al suo fianco, il semiesordiente Andrea Carpenzano (seconda esperienza sul set per lui), senza dubbio all'altezza della situazione, e in parti marginali anche Donatella Finocchiaro e Antonio Gerardi. Fra i difetti della sceneggiatura che porta la firma dello stesso Bruni non si possono dimenticare alcune leggerezze strutturali (es.: la figura dell'amico un po' ciccio e stupidotto, artificiosa sagoma funzionale ai momenti di sdrammatizzazione) e, di tanto in tanto, anche i dialoghi traballano (ed è un peccato, perchè se c'è un pregio su tutti in quest'opera è la buonissima credibilità della storia, anni luce avanti le coeve pellicole nostrane), ma le interpretazioni del valido cast pongono quasi sempre rimedio. Rimarchevole invece la costruzione in sordina di un finale ineccepibile, probabilmente anche forzato a quel punto della trama, ma messo in scena con sapiente cura e gradevolmente commovente; ottimo l'escamotage della scena conclusiva. 7/10.
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