Regia di Luca Lucini vedi scheda film
Nemiche per la pelle (2016): locandina
Allora, ci stanno una coatta destrorsa ignorante e razzistoide ma in fondo buona, una rinsecchita nevrotica di sinistra con la fissa per la solidarietà e il mangiar sano, un bambino cinese tenero tenero che si taglia con un grissino, un povero diavolo d'avvocatucolo che non si intende granché di leggi (eredità e minori: bazzecole) però tiene faccia simpatica e infinita pazienza, un coliandrico toy boy mezzo artista mezzo egoista. E poi ci sta(va) Paolo, marito di una, ex dell'altra che, schiattando, combina il pasticcio (ovvero per disposizione testamentaria il suddetto orfanello in "gestione" congiunta alle due donne).
E vissero tutti felici e contenti.
Toh, già i titoli di testa accompagnati da una filastrocca in musica per piccini e disegno animato (una lumaca, figura fondamentale del film), danno la (facile) chiave di lettura: stiamo dalle parti della barzelletta/favoletta edificante.
In forma di commedi(ett)a come solo noi sappiamo fare: giocando/barando, cioè, unicamente, sulle contrapposizioni elementari, d'immediate tracciabilità, decodifica e identificazione.
La tizia cafona e la tizietta impegnata sono esattamente come le immagineresti (perché così tante, infinite volte l'hai già visto), senza nessuna capacità né voglia di uscire dal seminato, qualsiasi aspetto le riguardi (modi, auto, linguaggio, manie, vestiti, rapporti con il lavoro e con il danaro): la portata della produzione di gag - nascente dalle originalissime scaramucce delle contendenti prima super-rivali poi complici infine famiglia allargata (ma pure da personaggi come domestici asiatici e scene tipo prova di vestiti) - è materia assai intuibile. E mesta(mente moscia).
Nemiche per la pelle (2016): Margherita Buy, Giampaolo Morelli
Nemiche per la pelle (2016): Claudia Gerini, Margherita Buy, Paolo Calabresi, Jasper Cabal
Nemiche per la pelle (2016): Claudia Gerini, Luca Lucini
Su spunt(in)o burlesco la farcitura del copione trabocca banalità assortite, imprecisioni di sorta (a caso: che c'azzecca la comunione dei beni con l'eredità??), grumi di (tristi) sketch televisivi, con glassatura finale de volemose bene.
E, su tutto, le protagoniste infilate nell'ipertunnel delle macchiette. Alla faccia del sollazzo.
Tende alla caricatura, la caratterizzazione della coppia di nemiche-amiche (ma chissà mai come si evolverà il loro rapporto, mumble mumble): Claudia Gerini è caricata a palla, le viene certo bene, la parte della burina, ed infatti è responsabile dei pochi momenti godibili; Margherita Buy (peraltro coautrice dell'illuminante soggetto) pesca invece dal fondo del suo arcinoto repertorio: eccheddue.
L'effetto irritazione è immediato e permanente.
Malgrado, ohibò, i prevedibilissimi sviluppi che virano sull'agile, buonista sentimentalismo-familismo - il cui culmine di leziosità giunge nella farsesca scena in tribunale ove si deve decidere delle sorti di bimbo e donne responsabili di atti un poco illeciti - puntino a suscitare simpatia e allegrezza, fino a condurre - inevitabile come un mal di testa dopo aver preso ripetutamente a testate un muro per la gaiezza - al felice fine avvolto nella plasticosa bella morale.
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