Regia di Edoardo De Angelis vedi scheda film
Al centro della storia c’è un caso umano (due gemelle siamesi ormai belle ragazze) che però viene sfruttato dalla famiglia e dall’entourage come un fenomeno da baraccone (cantano benissimo!) e più vengono sfruttate, più Dasy e Viola avvertono un malessere interno, a cui va aggiungendosi, piano piano, la voglia di separarsi.
Ha qualcosa di inquietante il quarto (o terzo se volete, nel 2016 ne sono usciti ben due) lungometraggio di Edoardo De Angelis e non perché mette ansia o paura, semplicemente perché va a scavare lì dove normalmente si soprassiede, si chiude un occhio, perché ci pare solo una disturbante storia popolana e non deve interessarci. Invece lui ce la racconta come una favola, a metà strada tra il mistico e il grottesco, che a cinema spesso si sovrappongono, e ciò è inquietante. Lo è anche perché al centro della storia c’è un caso umano (due gemelle siamesi ormai belle ragazze) che però viene sfruttato dalla famiglia e dall’entourage come un fenomeno da baraccone (cantano benissimo!) e più vengono sfruttate, più Dasy e Viola avvertono un malessere interno, a cui va aggiungendosi, piano piano, come un serpente che si insinua silenzioso, la voglia (almeno di una di loro) di separarsi e così vivere una vita indipendente e normale. E ciò significherebbe la fine degli affari. Non è inquietante?
Che poi, che ambienti frequenta questa coppia forzata? Matrimoni, prime comunioni, processioni, tutte manifestazioni racchiuse nella zona di Casapesenna, nel casertano, luoghi sottoposti al boss Michele Zagara; e tutti gli abitanti che le trattano come un fenomeno divertente. Loro sono i “nuovi mostri” di nostra vecchia conoscenza, personaggi strani che vivono in mezzo a noi e chi gli vive accanto li sfrutta pensando che se si separano la pacchia finisce. Inquietante e anaffettivo. L’unico vero sentimento positivo che si nota è solo tra le due ragazze che ovviamente sono più che amiche confidenti e la vita co-vissuta le ha portato a sopportarsi e ad aiutarsi. Ma non sempre può andare tutto liscio e non andrà.
Il film di De Angelis (già autore di ‘Mozzarella Stories’, altra occasione di provocazione popolar-cafonaggine, e del bel ‘Perez.’) ha spopolato nei Festival, ad iniziare da Venezia 2016, per finire a Toronto e Londra. E poi, bastano sei David di Donatello?
Devo dire la verità: io non ne sono stato entusiasta dal primo minuto, ma mi ha “cotto” a distanza di tempo, ripensandoci e rivedendolo nella mente, anche perché c’è una PERLA nel guscio del film ed è la meravigliosa colona sonora che culmina con la canzone di Enzo Avitabile. Guai a non ascoltarla bene! Il musicista, tra le commoventi parole e la sua musica mediorientale/partenopea, in linea con la traccia di Pino Daniele, riecheggia perfettamente l’atmosfera del film e della storia. Perché: “Tutt'eguale song 'e creature / nisciuno è figlio de nisciuno / tutt nati dall'ammore / se sape come si nasce / ma nun se sape comme se more / tutt'eguale song 'e creature / nisciuno è figlio de nisciuno”.
Infine bravissime le due sorelle Angela e Marianna Fontana: perfette. Per non parlare della solita Antonia Truppo, che è così brava che ormai di lei in questo tipo di film non si può fare a meno.
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