Regia di Steven Spielberg vedi scheda film
A Londra, la piccola Sophie (Ruby Barnhill) vive in un orfanotrofio ma non riesce a prendere sonno; un gigante, che si aggira di notte per la città, la porta via con sè: la ragazzina teme che la creatura, che parla in modo sgrammaticato, la voglia divorare ma, in realtà lui è un essere buono (difatti sarà Sophie a chiamarlo il GGG, ossia il Grande Gigante Gentile), si nutre solo di ortaggi schifosi, i cetrionzoli, e non va d'accordo con gli altri nove giganti (molto più grandi di lui) che, al contrario, si nutrono di esseri umani.
'Il GGG' è il 29esimo lungometraggio per il cinema di quel genio (incompreso da molti) della macchina da presa che risponde al nome di Steven Spielberg, autore di capolavori conclamati (il film TV 'Duel', 'Lo squalo', 'I predatori dell'arca perduta', 'E.T.' e 'Schindler's List) della storia del cinema, ma che qui non tocca certamente tali vette: il film, tratto dal libro per ragazzi di Roald Dahl, scrittore britannico, i cui lavori dalle pagine sono passati spesso alle immagini sul grande schermo (le due versioni - con Gene Wilder prima e Johnny Depp poi - de 'La fabbrica di cioccolato', 'I Gremlins', 'Matilde'), verte su alcune delle tematiche fondanti del cinema spielberghiano - un protagonista in età infantile ('L'impero del sole'), il rapporto tra lui ed una creatura 'diversa', buona e spesso indifesa ('E.T.') ed il suo percorso di formazione - virate in un mix tra Fantasy e avventura, sempre caro al cineasta.
'Il GGG' è un film che Spielberg gira quasi totalmente ad 'altezza bambino o ragazzo', evitando quasi del tutto le componenti che potevano essere paurose, rimanendo alla superficie degli argomenti trattati, optando per un racconto accessibile al più vasto pubblico possibile: il ritmo, nonostante la durata che tocca le due ora cede solo un po' nella parte centrale per poi tornare spedito, l'umorismo in alcuni punti è persino pacchiano, come nella sequenza alla corte della regina d'Inghilterra, quando tutta la corte subisce gli effetti delle 'prelibatezze' fornite dal gigante ed il lieto fine è d'obbligo e smaccatamente buonista, ma il ritratto a tutto tondo della bambina è riuscito, grazie alla bravura e alla simpatia della neo-attrice e soprattutto del tocco del regista, il quale è sempre riuscito a tirar fuori le giuste corde da interpreti giovani ed inesperti, la CGI è a livelli strepitosi, con una vasta gamma di espressioni, sia per il GGG, costruito sulla mimica facciale di Mark Rylance, oscarizzato nel precedente 'Il ponte delle spie' sia per gli altri nove 'gigantoni' che lo vessano continuamente perche lui non vuole nutrirsi di umani, e, nel complesso, un film che centra gli obiettivi prefissati.
Un'opera di sicuro minore all'interno della sua corposa filmografia ma sottovalutata e, purtroppo, un mezzo fiasco al botteghino.
Voto: 7.
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