Regia di Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Alessandro Rak, Dario Sansone vedi scheda film
Opera d'animazione ispirata all'omonima fiaba. Nel porto di una Napoli distopica è ancorata l'enorme nave Megaride, fulcro dell'ambizioso progetto dell'armatore Vittorio Basile, di creare un gigantesco polo della scienza che possa portare benessere all'intera città. Quasi fosse un essere vivente, la nave ha facoltà di memorizzare e poi mostrare in forma di ologramma creature ed eventi che hanno interessato quel luogo. Il sogno del visionario imprenditore è interrotto dalle losche trame del criminale 'O Re, e dell'amante Angelica. Ella, dopo aver sedotto Vittorio, lo sposa; 'O Re lo uccide il giorno stesso delle nozze. Erede del ricco imprenditore è la figlia Mia, la quale per quindici anni rimane sotto la tutela di Angelica, fino alla soglia della maggiore età, quando è prevista l'acquisizione e l'immediata trasmissione dei suoi beni alla matrigna e 'O Re. Nel frattempo, la ragazzina - soprannominata Gatta Cenerentola - è maltrattata da Angelica e dai suoi cinque figlie più un figlio, tutti personaggi dediti a prostituzione e malaffare; la nave Megaride è stata trasformata in uno squallido night-club; 'O Re cerca accordi con grandi criminali di tutto il mondo per ampliare i suoi affari illeciti; il personaggio di Gemito, tanti anni prima scorta ed amico di Vittorio, ed ora poliziotto, s'introduce nella nave per cercare le prove che portino ad incriminare 'O Re e la sua banda. Questa la storia per un prodotto curato sotto ogni aspetto, ad iniziare dall'ambientazione partenopea. La "napoletanità" della quale emerge non solo dalla fiaba da cui trae ispirazione, ma anche dalla scelta di utilizzare i relativi accento e dialetto, ovviamente reso comprensibile, ed anzi in alcune sequenze intelligentemente "fuso" con l'inglese o l'italiano. Per il resto, la vicenda potrebbe essere ambientata ovunque. Tratti distintivi di Napoli sono il Vesuvio ed il profilo dell'isola di Procida in lontananza; per il resto abbiamo evocative immagini di una città in piena decadenza, che potrebbero essere rappresentative di una qualsiasi altra località. Buona altresì la caratterizzazione dei personaggi. Vittorio Basile è un uomo buono; utilizza la sua ricchezza per il benessere della comunità. Il suo difetto è però quello di non saper leggere nel cuore di chi gli è intorno, tanto della tormentata Angelica, quanto del determinato criminale 'O Re, che crede un amico. I due "cattivi" sono i personaggi più interessanti. Nonostante sia parte del disegno criminale di 'O Re, dalla quale è sedotta, Angelica, che mostra di aver avuto un passato difficile, a cagione della presenza dei suoi sei figli, quanto meno "problematici", è tentata dalle prospettive di tranquillità ed agiatezza offertele da Vittorio; prevale, però, l'ambizione smodata ed il sentimento malsano che prova per 'O Re, e questo la porta alla rovina; dopo quindici anni trascorsi ad attendere il ritorno del suo amante, e nel frattempo assecondandone il disegno criminoso, vivendo in un ambiente sordido e crescendo senza amore la piccola Mia, la cui presenza alimenta in lei sensi di colpa, si trova con la quasi certezza di perdere tutto. La consapevolezza di ciò, i rimpianti, la delusione, la spingono a voler distruggere la nave con tutti i suoi occupanti e la rendono figura tragica di primo piano. Altrettanto ben ricostruito è il personaggio di 'O Re. La sua fulgida intelligenza, la sua capacità di progettare ad ampio respiro, la sua abilità manipolatrice, sono votati all'esclusivo tornaconto personale. Esprime voglia di vita e di benessere - quasi a riscatto di una giovinezza presumibilmente difficile - e si considera perfettamente inserito nel contesto sociale della sua città, di cui non ha problemi a "cantare" un ritratto non proprio lusinghiero. Napoli - ma, come già scritto, potrebbe essere una qualunque città - è un altro grande "personaggio" dell'opera. Ritratta a tinte scure, con elementi della metà del XX secolo mischiati ad oggetti del presente o anche di un possibile futuri, evoca decadenza, ma anche passione e vitalità; è culla perfetta per i molti personaggi "malati" del racconto. Circa la qualità del disegno, non mi sento di scrivere, in quanto non conosco l'evoluzione delle tecniche di animazione. Non posso che apprezzare l'originalità dello stesso. I personaggi, per la ricostruzione dei quali, da quanto ho letto, non è stato fatto uso intensivo della tecnica di Motion Capture, non hanno i tratti tipici del disegno giapponese, o di altri prodotti di animazione che abbia visto. E', infine, rilevante il comparto sonoro. Sono molte, infatti, le sequenze con canto, utilizzato sia per motivi di trama - A 'O Re piace praticare l'arte canora - sia per far esprimere sentimenti ed emozioni ai personaggi; notevole la qualità dei doppiaggi. Un'ottima opera di animazione, concepita e realizzata per un pubblico maturo, il cui valore è accresciuto dall'essere stata generata in un ambiente creativo che nasce dall'unione di singoli e volenterosi professionisti italiani del settore.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta