Regia di Ivan Cappiello, Marino Guarnieri, Alessandro Rak, Dario Sansone vedi scheda film
Presentato alla sezione Orizzonti, Gatta Cenerentola si è rivelata la vera sorpresa del Festival di Venezia al punto che qualcuno ha mugugnato nel non vederlo in Concorso. Il film testimonia come anche in Italia riusciamo a fare cartoon adulti di qualità alta. Non solo dal punto di vista tecnico ma anche supportato da una sceneggiatura solida con un impianto narrativo di pregevole fattura. Tratto da una favola di Gianbattista Basile, come lo fu Il Racconto dei Racconti, il vede al centro due protagonisti principali il mito Cenerentola e Napoli. La Cenerentola in questione si chiama Mia, figlia di un armatore sognatore che vuole trasformare Napoli in un Polo culturale, rimasta orfana a 3 anni proprio il giorno delle nozze del padre ucciso da un complotto ordito dalla matrigna e dal boss locale detto 'O Re. Viene cresciuta all'interno della nave iper tecnologica costruita dal padre, ormai un relitto affacciato sul porto ottima metafora della Napoli rappresentata nel film, da una matrigna despota e dalle sue 6 figlie tutte prostitute. Sta proprio nella rappresentazione di questa realtà napoletana che strizza un occhio a Gomorra e un altro a Shakespeare la vera forza del film. I registi non si risparmiano di raccontare una storia che di favola ha solo il titolo ma che nella forma mette insieme violenza, omosessualità, linguaggio poco forbito e interpretato da attori in stato di grazia che sono un tutt'uno con il loro alterego animato. Da segnalare la magistrale performance di Massimiliano Gallo un Boss tamarro e bastardo come pochi, da vedere la scena Italo inglese con i compratori di droga da tutto il mondo come esempio di alto istrionismo. E come ho detto prima su tutto e tutti c'è Napoli. Città lasciata alla mercé di speculatori senza pietà dove piove cenere tutti i giorni e che viene raccontata e cantata da Enzo Gragnaniello che nel film si ritaglia anche il ruolo di uno sciamano alla Tom Waits. Film da vedere fino all'ultimo perché i titoli di coda sono un grandissimo esercizio di stile. Io lo consiglio caldamente giusto per vedere la creatività e la poliedricità del nostro cinema. VOTO 7,5
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