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In Dubious Battle - Il coraggio degli ultimi

Regia di James Franco vedi scheda film

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La recensione su In Dubious Battle - Il coraggio degli ultimi

di supadany
5 stelle

Venezia 73 - Cinema del giardino 

James Franco continua a macinare lavori in ogni direzione artistica, così che In dubious battle è il quarto film cui partecipa nel 2016 e alla lista va anche aggiunta la sua prova da doppiatore in Sausage party, già uscito, con gran successo, negli Stati Uniti e in arrivo in Italia agli inizi di ottobre.

In questo caso, l’opera va iscritta nel filone che vede l’artista impegnato nella proposizione cinematografica di romanzi di rilievo, nella fattispecie raccontando gli scioperi di tanti lavoratori dei campi di mele nella California degli anni trenta, quando molti diritti erano ancora da conquistare mettendo in gioco le vite stesse degli interessati.

Da un lato quindi gli sfruttati, privati di ogni risorsa e trattati come fonti di profitto da spremere fino all’ultima goccia (di sudore e di sangue), dall’altro latifondisti privi di scrupoli, liberi di imporre arbitrariamente regole sempre più stringenti e degradanti nel nome di un profitto sempre maggiore.

 

James Franco, Analeigh Tipton, Vincent D'Onofrio, Nat Wolff

In Dubious Battle (2016): James Franco, Analeigh Tipton, Vincent D'Onofrio, Nat Wolff

 

Come la storia insegna, per ottenere una qualsivoglia conquista bisogna combattere e dall’esterno giungono uomini che, credendo in ideali paritari e su una base di diritti universali, conquistano la fiducia dei braccianti, mostrandosi pronti a tutto, anche ad azioni dal dubbio valore etico, pur di smuovere coscienze sopite dalla paura imposta dall’alto.

Il soggetto, tratto da un romanzo di John Steinbeck, è ovviamente lodevole, non fa mai male ricordare che quanto abbiamo (per ora) in occidente non è piovuto dal cielo, ma il risultato è in buona sostanza accademico.

Gli snodi significativi abbondano, tra azioni di protesta anche eclatanti e reazioni volte a schiacciare ogni sussulto dall’alto di una posizione senza reali oppositori e organi di concertazione (sindacati), ma quasi tutto s’incanala in un percorso tipicamente ordinato, per non dire consuetudinario, che mitiga l’impatto della notevole portata degli eventi - tra uccisioni e aggressioni, violenze e repressioni - e anche visivamente si fa parecchia fatica a evidenziare qualcosa che esca dagli schematismi o anche solo qualche particolarità che tolga il fiato e che sia capace di rimanere impressa nella memoria (da un punto di vista registico, non sembra un lavoro molto approfondito).

Con una rappresentazione del genere, anche l’ampio cast che l’attore/regista di Palo Alto è riuscito a mettere insieme rimane poco sfruttato, con la vecchia guardia, rappresentata da Ed Harris, Sam Shepard e Bryan Cranston, relegata in spazi ridotti e il solo Robert Duvall chiamato a un ruolo impattante (quello del proprietario terriero pronto a tutto per difendere la sua posizione dominante), e quella nuova a occupare la prima fila, con lo stesso James Franco e Natt Wolff, tutt’altro che in grado di far vibrare le corde del desiderio di rivolta alle ingiustizie che, almeno sulla carta, accomuna tanti insoddisfatti anche di oggi. Tra i giovani, anche Josh Hutcherson conferma di essere abbastanza monocorde mentre Selena Gomez soffre un personaggio che a un certo punto svia in parte l’attenzione su altro e Analeigh Tipton è colei che sembra essere per prima più convinta e quindi motivata. Un discorso a parte meriterebbe Vincent D’Onofrio, il cui personaggio all’inizio promette un gran bene per poi finire sotto altre influenze che ne riducono le possibilità.

Una pagina dunque che meritava miglior sorte, In dubious battle, pur non essendo certo attraversato da strafalcioni epocali, rimane fin troppo confinato all’interno di precisi paletti, privo quindi di quel respiro profondo e della capacità di generare vibrazioni radicali che, in un’opera del genere, non possono che essere fattori determinanti di accompagnamento del soggetto, forte di ben altre potenzialità.

Vista la base di partenza, fin troppo blando.

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