Regia di Simon Aboud vedi scheda film
Sarà per via dell’unicità di certi film oppure perché il confronto con personaggi diventati in qualche modo epocali rischia spesso di ritornare al mittente, facendo aumentare la nostalgia per il prototipo, sta di fatto che “This Beautiful Fantastic” si offre- non senza coraggio - quale epigono de “Il favoloso mondo di Amelie, proponendo un personaggio come quello della giovane Bella Brown (la Jessica Brown Findlay di “Downton Abbey”) che sembra la versione anglosassone (quindi più composta e meno istrionica) del corrispettivo francese. A farcelo dire è il registro favolistico e colorato scelto dal regista per raccontare la storia, insieme alla contagiosa eccentricità dell’eroina di turno, resa manifesta dal suo modo di vestire e da una serie di liturgie domestiche e non che, alla pari di quelle sciorinate dalla simpatica Amelie entrerebbero nei libri di psicanalisi, se non fosse che, alla pari della celebre omologa, i tic e le manie, le stranezze e le ritrosie di Bella servono alla storia per delineare i confini di una diversità, destinata con il passare dei minuti, e dopo l’incontro con il burbero vicino di casa (un grande Tom Wilkinson) che l’aiuterà nella ricerca della sua felicità, a diventare il vero punto di forza del film.
Pensata come una fiaba contemporanea (a cui si addice il modello di famiglia allargata a cui la ragazza e i suoi amici danno vita) ma corredata con un gusto retrò che in certi momenti avvicina Bella a certe figure femminili immortalate da Jane Austin, la vicenda de “This Beautiful Fantastic” scandisce le tappe di una resurrezione esistenziale che riguarda non solo la protagonista ma anche le persone che la circondano, tutte o quasi “illuminate” dalla dolcezza della timida donzella. La quale, a un certo punto, finirà addirittura per innamorarsi di un tipo altrettanto strampalato, mettendo in circolo un sentimento amoroso che insieme a quello filiale tra Bella e Alfie e al rapporto di amicizia di quest’ultima con Vernon, vedovo e padre di due bambine, permettono al film di intercettare un pubblico di ogni età e cultura. Certo, l’espediente di collegare la mancanza d’amore di cui soffre Bella con l’incuria in cui versa il giardino della sua casa, sincronizzando gli scarti del cuore con quelli della floricultura, non è certo una novità ma, alla pari degli altre componenti del film, risulta perfettamente integrato in un dispositivo che lavora con successo sui cliché della commedia romantica, regalando momenti di sincera empatia.
(icinemaniaci.blogspot.com)
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