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John Wick - Capitolo 2

Regia di Chad Stahelski vedi scheda film

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La recensione su John Wick - Capitolo 2

di alan smithee
7 stelle

Desideroso di solitudine e calma interiore, il killer John Wick viene ricacciato nell’arena, anzi tra i sotterranei di una Roma tortuosa e piegata dai complotti dei clan mafiosi. Reeves riprende con classe un personaggio tenebroso e fortunato con cui tenta, direi egregiamente, di andare oltre il suo ormai mitologico, ma monolitico Neo di Matrix.

Vita da killer affermato, conteso, elevato a leggenda, ma solo e senza una vera vita intima: John Wick vive in solitudine, col nuovo cane (cresciuto dal primo episodio) che lo aspetta tra i saloni nudi e affascinanti della sua straordinaria villa high-tech inserita tra le colline di una zona residenziale ai limiti della metropoli.

Un inseguimento mozzafiato ci introduce nel mondo violento e perverso del nostro killer, che si impegna ad affrontare fino all’ultimo una banda di non troppo identificati nemici: sacrificando la sua amata Mustang vintage super truccata ed accessoriata, che finirà tra le mani del solito affezionato meccanico-confidente John Leguizamo, semidistrutta ma orgogliosa del suo operato.

Quando tutto sembra essere giunto alla fine, un nuovo incarico costringe Wick a rientrare nel giro: un ex socio italoamericano (Riccardo Scamarcio) legato alla mafia, lo costringe a recarsi in Italia, a Roma per eliminare la sorella di quest’ultimo (Claudia Gerini), e facendo innescare una faida che darà inizio ad inseguimenti e sparatorie senza precedenti.

La storia è tutta qui, ed il film, volendolo, si distrugge dopo soli 10 minuti dall’inizio.

Ma se è giusto ed umanamente comprensibile ogni tanto dedicarsi ad un cinema usa e getta in cui ci si possa crogiolare tra una scena rutilante ed improbabile e l’altra, ecco allora che questo secondo capitolo della saga dell’imperturbabile e tenebroso killer funziona alla grande.

Sparatorie senza tregua girate benissimo che riescono a non annoiare mai nonostante la ripetitività e nonostante il vero massacro a cui danno luogo (Wick truciderà almeno 200 persone, una ad una, con una flemma coreografica da assurgerlo a mito).

Ma a funzionare come cardine essenziale di tutto, è Keanu Reeves: ancora bello, prestante e giovanile nonostante abbia ampiamente superato i cinquanta, il divo non rinuncia ad apparire livido e pieno di ferite evidenti, piroettando con la sua larga falcata ciondoloni, i suoi piedi storti verso il dentro, volteggiando come un ballerino che improvvisa mosse marziali mentre evita pallottole e impiomba un nemico dietro l’altro.

 

Un personaggio fosco, truce, ma dal quale emerge anche un lato umano, quella della persona sola, o comunque senza nessun altra possibilità di dialogo sincero se non quello rivolto al proprio fedele animale domestico: uno che non ha bisogno di tante parole inutili per ricambiare con affetto sincero e disinteressato, le cure del suo padrone, ogni volta che quest’ultimo fa ritorno nella propria avveniristica dimora. Da questo punto di vista, una personalità più sfaccettata rispetto al mitico Neo di Matrix, affascinante certo, ma un po’ troppo rigido e impenetrabile caratterialmente.

Scena cult tra le molte concitate: il duello in metropolitana con il rapper Common, uno dei suoi principali antagonisti, braccio armato ed implacabile al soldo delle cosche mafiose in una Roma tutta antri catacombali e macchinazioni segrete; li seguiamo in corsa mentre, imperturbabili tra la folla, nel metrò, i due feroci contendenti si sparano senza dare adito ad espressioni particolarmente accigliate, lungo tutta una scena movimentata davvero riuscita molto bene, quasi attanagliante, esagerata, esaltata, molto efficace.

Riccardo Scamarcio si ritaglia un ruolo tutt’altro che di contorno, e l’attore fa quello che può per evitare di rendere un personaggio inevitabilmente sopra le righe, come lo zimbello della situazione. Nel nutrito cast, oltre ai già citati, tra gli italiani figura pure il nostro sempre esportabilissimo Franco Nero, ritroviamo il pingue Lawrence Fishburne, mentre nelle esagerate scene iniziali, la parte del cattivo è assicurata dal solito folle e perverso Peter Stormare. La bella Ruby Rose, veterana dell'action con i recenti seguiti di XXX e resident Evil, incarna invece una feroce ma silenziosa killer di origini est europee, uno dei tanti micidiali ostacoli che si oppongono al cammino del nostro tenebroso invincibile killer. 

La regia torna in mano al grintoso Chad Stahelski che, pur non prendendosi troppo sul serio (per fortuna), dirige la vicenda con classe e piglio da cineasta consumato.

 

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