Un occhio aperto, una conchiglia, la luna piena; un occhio chiuso, una pannocchia, un quarto di luna. Immagini tremolanti sovrapposte, ispirate a una celebre sequenza di Un chien andalou di Luis Bunuel.
Undici minuti di immagini in bianco e nero, sovrapposte e tremolanti, con falsi movimenti - cinematograficamente parlando - in passo uno, cioè accostando fotogrammi fissi in una rapida sequenza che dà l'impressione del moto. Paolo Gioli, artista visivo, ha cominciato a girare lavori sperimentali alla fine degli anni Sessanta, realizzando una lunga serie di titoli in cortometraggio per lo più inaccessibili dal punto di vista contenutistico, ma di valore dal punto di vista della sperimentazione tecnica. Ciò che conta nei suoi lavori non è tanto il messaggio, che anche qui sostanzialmente non esiste, ma la suggestione che le immagini riescono a fornire; la dedica a Luis Bunuel è esplicitata da una minimale didascalia in apertura; tutta la grafica dei titoli di testa e di coda di Gioli è d'altronde minimale, un marchio di fabbrica dell'autore. 5/10.
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