Regia di Matt Duffer, Ross Duffer vedi scheda film
L’incredibile successo della prima stagione di Stranger things ha portato alla ribalta i nomi dei suoi creatori, Matt e Ross Duffer, per cui la curiosità di vedere di quale pasta siano fatti, conduce direttamente a spulciare il loro passato, cinematograficamente racchiuso in Hidden – Senza via di scampo.
Il possibile entusiasmo si stempera rapidamente, anche se la tensione non si fa attendere ed è possibile ritrovare tracce interessanti, riconducibili al post-apocalittico, alla diffusione di virus e a qualche trucco che a suo tempo fece scalpore.
Sono trascorsi poco più di 300 giorni da quando un virus ha cambiato tutto, costringendo Ray (Alexander Skarsgård), Claire (Andrea Riseborough) e la piccola Zoe (Emily Alyn Lind) a nascondersi in un bunker sotterraneo per sopravvivere, mentre in superficie si aggirano delle creature soprannominate respiranti.
Per colpa di un incidente, la famiglia è costretta ad abbandonare temporaneamente il rifugio, con tutti i rischi che questo comporta.
Hidden è in sostanza diviso in due atti: il primo è dominato dalla claustrofobia, mentre il secondo è deputato a fornire risposte e trovare un definitivo approdo. Intorno, flashback - a volte affannosi - con il compito di riempire gradatamente un racconto che parte avvolto nel mistero.
Il primo segmento vive di un’oscurità imperante, l’unità di luogo toglie l’aria, ma lo scenario rimane fin troppo circoscritto, marcando un’evoluzione limitata. Al contrario, nel secondo accade un po’ di tutto, con una serie di passaggi da apocalisse consumata, una centrifugazione d’idee con agganci al cinema di genere horror/thriller post disastro aggiungendo un tocco di The others per la posizione che assume nei confronti del pubblico.
In generale, hanno una costante e particolare rilevanza lo strenuo desiderio di sopravvivenza e il senso di appartenenza, mentre il mondo esterno, oscuro, misterioso e dominato dalla disperazione, ha a monte una sorta di collegamento con la popolare serie pensata dagli stessi autori, anche se in quest’occasione le argomentazioni sono ridotte all’osso e in tal senso poteva ragionevolmente offrire qualche appiglio in più per chiudere il cerchio.
Anche per questo, Hidden appare spuntato, e il punto di arrivo non è determinante, lontano dal possedere ambizioni di autonomia e diffusione ma anche abile nell’instillare ansia con, in aggiunta, Andrea Riseborough generosa nel trasmettere l’infinito affetto di madre, meglio di quanto non riesca a fare, seppur impegnandosi nel ruolo del padre, Alexander Skarsgård.
Derivativo, non del tutto compiuto ma diretto con mestiere e consapevolezza dei propri mezzi.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta