E' molto triste ritrovarsi a parlare ancora una volta di un film a mio avviso molto bello che però in Italia è passato completamente inosservato e che in base alle scarse informazioni in mio possesso è destinato a rimanere tale. Forse sono condizionato dal fatto che la pellicola sia norvegese (e quindi di un paese non propriamente abituato a stare sotto i riflettori della scena cinematografica), forse dal fatto che sia un film di guerra (genere verso il quale confesso di nutrire una certa predilezione), forse dal fatto che la storia sia assolutamente vera (a parte qualche piccolo "accomodamento" la ricostruzione dei fatti è a tratti maniacale), fatto sta che oso consigliare questa opera a tutti i cinefili di buona volontà. Buona volontà necessaria perché dopo essersi procurati il film in oggetto, è opportuno armarsi di coraggio ed affrontare la pellicola nella lingua originale, evitando i doppiaggi disponibili in inglese e tedesco, per non perdere il sapore "vero" della vicenda, aiutandosi solamente con i sottotitoli nella lingua che si predilige.
Veniamo alla storia: Max Manus è un norvegese che, dopo aver combattuto i russi in Finlandia, torna nella sua madrepatria occupata dai nazisti nel 1940 ed organizza con alcuni amici la resistenza nei confronti degli invasori. L'inesperienza però causa il suo arresto, ma riesce a fuggire in modo rocambolesco e a riparare in Scozia, dove con altri compatrioti viene addestrato dagli alleati. Una volta tornato in Norvegia porta a termine una serie di azioni di sabotaggio che gli assicurano grande prestigio e la leadership del movimento, ma anche l'accanimento dei tedeschi che gli danno la caccia. Tra una azione e l'altra ripara periodicamente nella neutrale Svezia, dove conosce Tikken, una norvegese che lavora al consolato britannico, con la quale intreccia una relazione. La guerra si avvicina alla fine, la situazione in patria è sempre più convulsa e pericolosa, gli avvenimenti si succedono a ritmo sempre più intenso.
Il livello qualitativo dell'operazione è decisamente superiore alla media: il cast è sicuramente molto buono e funzionale, anche se non ci sono interpretazioni degne di particolare nota; bene sceneggiatura, fotografia, montaggio, ottima la scenografia, a tratti spettacolare, pochi effetti speciali, molto discreti ed usati solo quando necessario (l'affondamento della Donau in particolare). Ho apprezzato molto la regia, asciutta, essenziale, incisiva, che però si concede il lusso di inquadrature audaci ed inaspettate, come all'inizio la terra sollevata dall'esplosione che si staglia contro il cielo o alcune indovinatissime riprese dall'alto. Ottima anche la colonna sonora, non particolarmente ricca ma scelta con molta cura, tra cui spicca (ovviamente) Grieg.
L'affondamento della Donau
Morale della favola: è un filmone, come quelli "di una volta": guerra, amicizia, storia, amore, azione, tensione, ingredienti questi utilizzati con ottimo gusto per ottenere una pellicola, a mio avviso, di tutto rispetto. Per onor di cronaca, il film è stato accusato di essere un po' troppo "americaneggiante" nell'impianto, troppo classico, ed alcuni l'hanno paragonato al danese "L'Ombra Del Nemico" (Flammen Og Citronen) ed all'olandese "Black Book", sostenendo che questi siano più complessi e meno manicheisti. In Norvegia la pellicola è stata un avvenimento, sia perché ha battuto i record riguardanti il budget investito, sia per l'affluenza di pubblico, tra cui alla première figurava anche il re Harald V, Gunnar Sonsteby, l'unico membro sopravvissuto del gruppo di Max Manus e la di lui moglie Tikken.
Dategli un'occasione, se la merita.
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