Regia di Mauro Bolognini vedi scheda film
Coppia borghese e giovane, non potendo avere figli, si sfoga - consenzienti entrambi - nei rapporti occasionali extraconiugali. Finchè lei non allaccia una relazione con un musicista che la maltratta, legandola ancora di più a sè. Lui intanto soffre, incapace di provare alcunchè per altre, se non per lei.
Il tradimento come base per un rapporto di coppia felice: fin qui sarebbe un film di Tinto Brass; ma ne La villa del venerdì c'è anche di più: l'amore - ci dice infatti il racconto di Moravia da cui la pellicola prende spunto - è anche odio, violenza reciproca, insomma sadomasochismo. Alla luce di tutto ciò, di tanto modesti contenuti, è semplice cominciare a comprendere le ragioni per cui sia passata pressochè inosservata l'ultima regia del grande Mauro Bolognini, uno fra i registi italiani maggiormente votati alla trasposizione sul grande schermo di celebri pagine letterarie (Metello, Per le antiche scale, Agostino...). Bolognini che peraltro era ancora fresco di un altro adattamento moraviano, quello de Gli indifferenti per la tv berlusconiana (1988), opera che ottenne indubbiamente più soddisfazione. La villa del venerdì non funziona perchè risalta la provenienza letteraria della sceneggiatura firmata da Sergio Bazzini, risultando - per quanto stilisticamente corretto e girato con perizia - prolisso, inverosimile o retorico a seconda dei momenti; in ogni caso fatuo, privo di mordente e di ritmo. Anche i nomi di caratura internazionale presenti nel cast non lasciano granchè il segno; il triangolo centrale degli interpreti è formato dall'inglese Julian Sands, dalla polacca Joanna Pacula e dal turco Tcheky Karyo, mentre fra gli illustri collaboratori tecnici vanno senz'altro citati Ennio Morricone per la colonna sonora, Sergio Montanari che si occupa del montaggio e Giuseppe Lanci a cui viene affidata la fotografia. L'ultimissimo lavoro di Bolognini arriverà quattro anni più tardi, sul piccolo schermo (Rai): La famiglia Ricordi. 3,5/10.
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