Regia di Ritesh Batra vedi scheda film
Tony (Broadbent) è un pensionato separato dalla moglie (Walter), un uomo bisbetico e misantropo che gestisce un piccolo negozio di macchine fotografiche d'epoca. La sua vita procede senza grandi sussulti - il massimo dello sprint arriva nelle occasioni in cui deve accompagnare la figlia (Dockery) ai corsi di preparazione pre-parto - fino a quando non riceve una lettera di una sua fidanzata di gioventù, che annuncia una piccola eredità e un diario come lascito. Tony si mette in contatto con la sua ex (Rampling) e scopre gli effetti di un passato a tinte fosche che ha determinato la fine del rapporto con un amico (Alwyn), poi morto suicida.
Per oltre un'ora la regia cuoce a bagnomaria la pazienza dello spettatore, alludendo a qualcosa di segreto che scopriremo soltanto in sottofinale. Gioco astuto ma nient'affatto premiante, se si considera la lentezza spossante delle prima parte e l'opacità di personaggi e relazioni che sono cruciali ai fini del racconto. Troppo scritto e forse impossibile da riversare su grande schermo partendo dal romanzo Il senso di una fine di Julian Barnes, il film risente così di un disegno approssimativo ed effettistico dei personaggi (perché la figlia del protagonista vuole avere un figlio da sola? Che relazione esisteva tra l'amico suicida e la madre della ex ragazza di Tony?), abbandonati alla sola abilità degli interpreti, sicchè questo thriller dell'anima stempera proprio quello che vorrebbe essere il suo nucleo centrale: l'inaffidabilità dei ricordi e la ricerca di un senso del proprio passato.
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