Regia di John Flynn vedi scheda film
Non il suo titolo più famoso, ma la quintessenza del cinema di Seagal: azione a profusione, violenza pura, un po' di comicità (a volte involontaria), dialoghi improbabili con sprazzi di linguaggio da angiporto, uso sadico delle arti marziali. Se si accettano le premesse, un intrattenimento alla buona ma divertente. Voto 6+.
Nel sobborgo di Dyker Heights, a Brooklyn, un gangster fuori controllo lascia dietro di sè una scia di cadaveri; l'unico che può fermarlo è l'invincibile poliziotto Gino Felino, enfant du pays che, a differenza dei suoi amici d'infanzia divenuti quasi tutti criminali, ha scelto la legge e l'onestà, perseguendole però con la spietatezza estrema appresa in quelle strade violente. Seagal nel momento migliore della carriera si lancia a muso duro in un action parossistico senza soste, dando vita a una sorta di Wyatt Earp-sensei intenzionato a riportare la legge, con le buone o con le cattive, anzi, solo con le cattive, in un distaccamento newyorkese del Far West; tra risse nel saloon uno contro venti, sparatorie con fucili a pompa e colpi di arti marziali che stroncherebbero un elefante, il bilancio di morti, storpi e mutilati che lascia sul campo al termine della sua, chiamiamola così, "indagine", non si discosta molto da quello della battaglia di Gettysburg. La recitazione del protagonista potrebbe essere una variante del metodo Strasberg insegnata da un acting coach appena tramortito da una scarica di colpi di aikido, ma è giusto riconoscere che Seagal porta alla causa un contributo notevole in termini di efficacia spettacolare, con la sua mirabile tecnica nelle arti marziali, lenta ma inesorabile. La comicità, in un film basato sulle esagerazioni come questo, fa capolino ovunque, anche dove non era prevista; divertentissimo il finale con la spietata vendetta del cagnolino.
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