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Arrival

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su Arrival

di kubritch
2 stelle

Questo film dimostra solo la crisi creativa di Hollywood e la staticità della cultura statunitense. Non fatevi incantare da pedanti e logorroici discorsi pseudo-scientifici. L'immaginario è fermo agli anni dei b-movie: l'alieno dall'aspetto terrificante e le forze militari in fermento. Vorrebbe essere kubrickiano ma è solo infantile. Quelli erano film a basso costo, interpretati da nomi privi di richiamo da botteghino, perciò pieni di idee originali, affidati alla suspense più che agli effetti e aderenti al clima socioculturale dell'epoca; non erano così pretenziosi come i filmoni attuali delle multinazionali dell'audiovisivo,  che dovete andare a vedere altrimenti l'industria del cinema va a rotoli. Quell'età dell'innocenza è defunta. Bambini che pretendono di essere adulti sono pericolosi specialmente quando maneggiano le armi. 

Ecco perché gli alieni sono dei mostri. Inoltre l'idea di un attacco armato da parte degli uomini, è debole. Che siano Russia e Cina a minacciare un conflitto nucleare ha un retrogusto politico. Sarebbero loro i violenti o meno prudenti o più avventati mentre gli USA sarebbero i buoni ed intelligenti. Come no! Si tratta di proiezione dei propri difetti sull'altro. Il cinema disonesto proietta l'immagine consolatoria che lo spettatore vuole avere di sè. 

Praticamente gli alieni sarebbero un'evoluzione degli aborigeni con la loro visione del tempo non lineare che è tutt'altro che una tecnica di preveggenza. Gli extraterrestri sono così affezionati all'umanità (idea consolatoria) da donarle uno strumento in grado di salvarla dall'autodistruzione. Piegare qualsiasi cosa ad un senso utilitaristico rientra in una mentalità capitalistica. In fin dei conti in questo film si dice che gli USA sono una cultura chiusa in se stessa, bloccati al tempo guerra fredda. Oltre i suoi confini ci sono individui di cui s'ignorano le intenzioni, incomprensibili, perciò dopo decenni di autoreferenzialità culturale la gente è abituata a sentirsi come circondata da potenziali nemici. Possono film del genere scalfire questo schermo protettivo che offusca la vista come la nebbia che avvolge gli alieni? Siamo entrati nell'epoca dei Trump, non a caso.  

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Ultimi commenti

  1. guyfranz
    di guyfranz

    Questa è l'unica recensione che mi trova d'accordo. Ma forse per un film sostanzialmente noioso e debole nella sceneggiatura non è il caso di sforzarsi più di tanto nel commentarlo.

  2. ShermanMcCoy
    di ShermanMcCoy

    Totalmente d'accordo sulla pochezza del film, è triste vedere come troppe persone, forse attratte dalla fama del regista o da certi dettagli tecnici del film, si siano lasciate ammaliare da una simile fregatura.
    Amy Adams, una grande attrice, sta lì a fare un personaggio ridicolo, genio delle lingue, genio della sensibilità e del ragionamento, genio della vita umana... Una storia basata su questo punto fermo, più che fantascienza filosofica è l'ennesima americanata. Né suspence, né tensione, né emozioni o riflessioni (degne di questo nome) evocate. Si poteva scegliere un approccio distaccato, umile o altro, invece, come al solito, la spacconeria sbancabotteghini ha avuto il sopravvento.
    La storia d'amore vorrebbe forse essere strappalacrime, ma per come è usata e sfruttata è proprio da strapparsi i capelli...
    Mai seguire le orme di Kubrick e Tarkovskii se non si ha la stoffa per farlo, o se i produttori zittiscono ogni idea sensata che un regista (eventualmente) propone.

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