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Arrival

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Arrival

di mck
8 stelle

Ti amo, dice. Linguaggio e scienza sono la stessa cosa: non esiste scienza senza un linguaggio con cui esprimerla e non esiste linguaggio che abbia qualcosa da dire senza la scienza. Sfogliando le pagine si giunge sempre ad una biforcazione lungo il sentiero mai percorso: c'è un segno che indica la via da prendere: riconosciamo la nostra scrittura.

 

C'è un bisonte eminentemente perspicuo, in salotto. 

 


“There's not even room enough to be anywhere.” 

Il tasto spoiler mi sembra del tutto inutile, e pleonastico, in questo caso, come non mai, no? Essere umano o creatura eptapode avvisat*…

I I I

Fork in the Road. 

Ricordo quando avrai un mese e io mi trascinerò fuori dal letto per la poppata delle due...”.

Considerate questo. “Pur conoscendo il viaggio, e la destinazione, io lo accetto, e accolgo come benvenuto ogni suo momento” (che in Ted Chiang è-sa-rà : “Fin dal principio conoscevo la mia destinazione, e scelgo la mia strada di conseguenza. Ma sto andando verso un’immensa gioia, o verso un immenso dolore? Raggiungerò un minimo o un massimo?”), ovvero :
- “È stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati”
- “Parla per te, mammina”.

Intanto e nel frattempo e al contempo le nuvole del fronte esteso d'ipercondensata nebbia rotolano giù dai fianchi della catena montuosa, ma quello meteorologico non è il fenomeno più strano che occupa quella porzione di atmosfera terrestre.

 


Un (dodeca)dicotiledonico spicchio leggermente concavo e convesso (dipende da quale funzione attribuiamo/riconosciamo alla cosa in sé) di magrittiano monolite nero è sceso, calatosi, apparso sul pianeta Terra (e saranno per l'appunto in tutto una dozzina, e perché non 14, allora, vien da chiedersi), ed ora si libra a qualche palmo sesquipedalico-gargantuesco dal suolo.

La Dottoressa Banks, linguista namber uan sulla piazza affollata di chi da del tu ai sumeri in sanscrito [Noam Chomsky (si) era (reso) irreperibile], viene imbarcata nella missione militar-governativa statunitense d'approccio alle navicelle ancorate a mezz'aria...

“La conoscenza del futuro è incompatibile con il libero arbitrio…". E qui Chiang entra in contatto diretto con gli alieni tralfamadoriani di Kurt Vonnegut ("Mattatoio 5") che "possono guardare i diversi momenti proprio come noi guardiamo un tratto delle Montagne Rocciose. Possono vedere come tutti i momenti siano permanenti, e guardare ogni momento che gli interessa. È solo una nostra illusione di terrestri credere che a un momento ne segue un altro, come nodi su una corda, e che quando un istante è passato sia passato per sempre". 

Ma...di cosa parla e tratta "Story of Your Life-Arrival", il racconto-film di Ted Chiang-Denis Villeneuve?

È una storia in cui la semantica aliena ivi descritta riesce ad influenzare la percezione del(lo spazio) tempo di chi la domina, contaminando simbioticamente [ e ''fantasticamente'', nel senso ch'è una storia di Speculative Fiction ( senza essere ''fantasy'' ) piuttosto che di pura Hard SF ] il suo fruitore-propagatore.

 


Parla e tratta e concerne di xeno-linguaggio; di problemi di traduzione e di interpretazione riguardo l'assenza di una necessità d'indicare la cadenza del discorso e senza la possibilità d'isolare nettamente le coppie soggetto-predicato; di maternità; di primo contatto già metabolizzato; di linguaggio A e di linguaggio B; di ''falsi'' flash-back/flash-forward/side-flash drogati dalla semantica; di eptapodi radialmente simmetrici che più che invaderci...si precipitano al suolo; del Principio del Tempo Minimo di Fermat; di due diversi tipi di consapevolezza, quella degli umani, che ne hanno sviluppata una di tipo sequenziale, e quella degli eptapodi, che invece è di tipo simultaneo;

dell'epigenetica Ipotesi di Sapir-Whorf sul condizionamento dello sviluppo cognitivo di un essere vivente (fino allo sbarco, umano) in base alla/e lingua/e ch'esso utilizza maggiormente (interdipendenza performativa); e, si, di cose eminentemente perspicue…, siano esse un bisonte in salotto o un gioco (non) a somma zero. 

“L’universo fisico è un linguaggio con una grammatica assolutamente ambigua. Ogni evento fisico è un’espressione analizzabile in due modi completamente diversi, uno causale e l’altro teleologico, entrambi validi, e nessuno dei due rigettabile, indipendentemente dal contesto. Quando gli antenati degli esseri umani e quelli degli eptapodi acquisirono la prima scintilla della conoscenza, percepirono lo stesso mondo fisico ma analizzarono le loro percezioni in modo diverso; le visioni del mondo che alla fine ne scaturirono furono il risultato di quella divergenza.” 

 


Alla fine - dopo aver letto a suo tempo il racconto di Ted Chiang [da cui Eric Heisserer - autore dello script del prequel/ri-remake di “the Thing”, e lodevole ripropositore di una barzelletta (o sconcia storiella che dir si voglia intendere) che con ''la vita è un circolo'' cade a fagiolo - ha diligentemente tratto la sceneggiatura], e dopo averne parlato in abbondanza qui su FTV (“Denis Villeneuve, réalisateur” e “Fargo - la Serie - stag. 2” ) - ho assisto a “Story of Your Life”. L'hanno chiamato “Arrival”, ma già lo sapevo. E non mi ha deluso, non mi ha deluso, non mi ha deluso, no... … on ,osuled ah im non ,osuled ah im non ,osuled ah im non. Ma già lo sapevo.

"Di solito l'Eptapode B influisce solo sulla mia memoria. La mia coscienza avanza e fluisce faticosamente come faceva prima, un frammento luccicante che si fa strada attraverso il tempo, con l'unica differenza che la cenere della memoria si trova sia dietro che avanti, e una vera combustione non esiste. Ma occasionalmente ho qualche visione, a sprazzi, del vero mondo, in cui predomina l’Eptapode B, e percepisco il passato e il futuro come un tutt’uno; la mia coscienza diviene brace, una brace lunga cinquant’anni che arde e brucia, fuori, oltre, al di là del tempo. Durante queste visioni percepisco simultaneamente tutto questo periodo. Abbraccia il resto della mia vita, e per intero la tua."

È stato un piacere ulteriore trovare conferma alle mie certezze : il libero arbitrio non viene messo in discussione (né tanto meno o tanto più confermato) : il futuro è (può essere già stato) scritto?, ma, anche dotati di un'arma-dono siffatta, leggerlo richiede... tempo... che intanto scorre, e passa, e mentre tu assieme a lui, che ti trascina con sé, sfogli le pagine, e te le scordi, scopri ch'è un piacere ripercorrere con l'infaticata cadenza dei passi che si sommano ai passi quella solitaria e condivisa, comune e peculiare avventura.    

 

 

Le impronte ti assomigliano, ti calzano a pennello, le orme le riconosci come tue, ti restituiscono la giusta ombra e prospettiva, forse solo un po' scentrata, chissà (ché forse questo è solamente ciò che siamo riusciti a elaborare usando strumenti rudimentali specchio dei nostri sensi limitati) : ma ora c'è una biforcazione, lungo il sentiero : prendila!

Così, giusto per ''smentire'' Orson Welles (no, in realtà no, vero? La verità è un'altra, si?) : “Se volete un lieto fine, questo dipende, naturalmente, da dove e quando decidete di interrompere la vostra storia”.

Arrival” è la metafora, il paradigma di tutte le trasposizioni artistiche : vedi il film dopo aver letto il romanzo o il racconto da cui è stato tratto e quindi sapendo già come va a finire. E questo vale anche per le ri-visioni... Che cosa ci piace, della ripetizione? Cosa ci conforta, ci appaga, gratifica? La consapevolezza di un teorema, di un costrutto, di una teoria, di un dispositivo rodati? La speranza di potere - di riuscire a voler - gettare un ostacolo nell'ingranaggio? Di riuscire finalmente a far coincidere e collimare il fenomeno (osservabile, misurabile, capibile, pensabile) col suo noumeno (la sua estrinsecazione più o meno manifesta, la sua espressione più efficace e rappresentativa, esperienziale) kantiano? Oida...  

 

« "La luce deve fare tutti i suoi calcoli prima di cominciare". Pensai dentro di me: ''il raggio di luce deve già sapere dove andrà a finire prima di poter scegliere la direzione in cui muoversi''. »

Altra similitudine allegorica, evidente, inequivocabile è quella legata all'icona significante dello schermo cinematografico (le 12 stone-ship appaiono "ortogonalmente" sul nostro pianeta, compaiono dal niente e al nulla ritornano e si comportano come dei portali spaziotemporali: lo schermo cinematografico nella camera anti-gravitica durante il primo contatto così come nei successivi è un punto di connessione, un limine d'accesso, un ponte, un abisso, una finestra, una balconata spalancata a precipizio sul loro mondo. Uno pseudopodo di fisica quantistica che ci tende una mano: "Gimme seven!") riprodotto...

 

 

...nello schermo cinematografico, momento qui messo a confronto con le opere di James Turrell da cui deriva (mentre per quanto riguarda il mito della caverna platonica mi sembra che lo si possa tranquillamente lasciare da parte e in pace per questo giro...)…

Ah, si: ovviamente, è una storia d'amore.

I I I

Per un Linguaggio Universale.     

 

L'impenetrabilità dell'Altro da Sé (oltre al proprio Io, Es e Super-Io).

Ché se un leone potesse parlare magari non verrebbe a dirti "Adesso ti mangio!" : forse un suo "Ti voglio bene!" equivarrebbe ad un "Come sei buono (da mangiare)!".

 

Quindi, prima di tutto: condividere un vocabolario comune.
Poi, ricordarsi che, quando il dito indica la “Luna” (metafora per Conto alla Rovescia fuori campo), la maggior parte delle volte non si dovrebbe guardare il dito.

Compenetrazione degli opposti : dialettica.
Gli opposti si respingono, attraggono, compenetrano.

 


Contact” (da Carl Sagan) : la tridimensionalità del linguaggio (anche se nel film di Zemeckis il tempo non c'entrava).
2001: a Space Odyssey” (da 3 racconti brevi di Arthur C. Clarke : un film di Kubrick e Clarke, un romanzo di Clarke e Kubrick) : la ''assenza'' del linguaggio, lo scavalcamento del problema alla radice.

“...ma perché ciò che sapevano diventasse vero, la conversazione doveva aver luogo.”

Amy Adams porta sulle spalle il peso di ¾ di pellicola, e lo fa con grazia e furore [l'ho preferita in “the Master” (e in "American Hustle", “Her” e "Nocturnal Animals"), dove riesce a raggiungere vette inespresse], Jeremy Renner è una spalla/co-protagonista vecchio stampo, perfetto, Forest Whitaker e Michael Stuhlbarg sanno rendere i loro ruoli secondari sfaccettati, Tzi Ma (la sua scena con la Dottoressa Banks gravit'attorno ad Eyes Wide Shut, Enemy, Contagion) e Mark O'Brien (il militare che non sa / non vuole parlare alla moglie) completano il cast principale.   

 

 
Lingua(ggio) e scienza sono la stessa cosa: non esiste scienza senza un linguaggio (logogrammatico, iconico-ideografico, matematico, semasiografico, ideogrammatico) con cui esprimerla, non esiste linguaggio che abbia qualcosa da DIRE, senza la scienza.

“Ti amo” è un istinto evolutivo (si, si, il gene egoista, e sviluppantisi e cangianti dinamiche di progresso e progressione).

Ciò nulla toglie al suono di quelle due parole pronunciate, o dimostrate. E niente sottrae al tempo intercorso tra un'occasione e l'altra : la quotidianità, la vita, insieme. Un inganno. Un dato di fatto. Meraviglioso. Perch'è tutto ciò che abbiamo. 

Emblematica da questo PdV è la conversazione al telefono tra il militare-bombarolo e la moglie, con lui che cerca freddamente di rassicurare lei, agitatissima e spaventata. Non sta comunicando, non vuole comunicare, ergo...

Efficace, come al solito, l'uso che fa Villeneuve delle musiche dei grandi compositori (musiche originali e non orig.) che si sceglie : Max Richter in incipit ed explicit, e poi ancora punteggiante qua e là, e Jóhann Jóhannsson (col regista da "Prisoners" e "Sicario", e verso "Blade Runner 2049") durante le restanti quasi 2 ore, mai una volta superfluo, ricattatorio o retorico. 

Gran lavoro di Sound Design (per esempio - ma non solo - per quanto riguarda il linguaggio alieno, quello vocale : ciangottii brulicanti, vociferazioni ipo-naturalistiche, ingranaggi biologici, vocalizzazioni xeniche, ingegnerizzati glogottii… E poi, più alla buona, il suono d'allarme della retromarcia inserita e in funzione del muletto-carrello fa molto, molto ridere in un contesto simile, e...rassicura, in un certo senso, e modo, e...stile) e dell'Art Department (Patrice Vermette e Martine Bertrand alla realizzazione del linguaggio alieno, quello visivo : l'inchiostro ''intelligente'').

 


I circoli semi-aperti/chiusi d'inchiostro nanomacchinale mi hanno ricordato - oltre alla loro palese funzione rappresentativa dell'ormai inflazionato, ma non per questo de(co)stituito di senso, concetto (forma e sostanza, espressione e contenuto) di Uroboro, l'archetipico serpente che, mangiandosi la coda, rigenera sé stesso - lo schema del diagramma infografico dell'albero filogenetico della speciazione della vita.



Lava Bear, 21 Laps e FilmNation decideranno ch'era giunto il tempo (uso improprio ma giustificato, assurdo e sbagliato ma corretto e coerente di licenza 'poetica' per il cambio di tempo verbale e per aver gettato la concordanza alle ortiche) di portare sullo schermo “Story of Your Life”, il racconto di Ted Chiang, e lo chiameranno, il film di Denis Villeneuve, se ben rammento, “Arrival”.

Buona, in alcuni tratti ottima, fotografia di Bradford Young (lo si ricorda per il seppiato “a Most Violent Year” del modesto J.C.Chandor, e qui collabora per la prima volta con Villeneuve). Montaggio...ehm...lineare di Joe Walker (“Hunger” - che abbia passato lui la storiella sconcia ad Heisserer? -, “Shame”, “12 Years Slave”, “BlackHat” e “Sicario” : qui alla seconda collaborazione con Villeneuve col quale sta già lavorando per “Blade Runner 2049”), che lavora in sottofondo ma non sottobanco.

 


Eric Heisserer in sceneggiatura annacqua (non potrebbe essere altrimenti, ma qui sta al regista – quando, Villeneuve, riprenderai la penna in mano? - compensare la semplificazione con la grammatica...cinematografica ) Chiang -[ lo spiegone centrale del Dottor Donnelly – proveniente da un presente-accanto imprecisato, e che serve anche a far percepire allo spettatore lo scorrere del tempo : insomma, non si risolve tutto in una settimana, il plot, ma in mesi – è preso pari pari e di peso (giustamente) da Ted Chiang : “Il primo passo è stato scoprire che non c'è correlazione tra quello che un eptapode dice e quello che un eptapode scrive [Linguaggio A e Linguaggio B]. A differenza di tutte le lingue umane scritte, la loro scrittura è semasiografica : trasmette un significato, non rappresenta un suono. Forse vedono la nostra forma di scrittura come un'occasione perduta. Cambiando ogni secondo canale di comunicazione. A differenza di un discorso un ologramma non richiede tempo. Come le loro navi e i loro corpi, la loro lingua scritta non ha né forma, né direzione. I linguisti chiamano questa ortografia ''non lineare''. È così che pensano? Immaginate di voler scrivere una frase con tutt'e due le mani, partendo da entrambi i lati. Dovete già conoscere ogni parola che volete utilizzare, così come la quantità di spazio che andranno ad occupare” ]-, ed in pratica aggiunge poco (a proposito dello scrivere con entrambe le mani: gli eptapodi - che ''rassomigliano'' a delle mani rovesciate - sembrano comunicare preferibilmente in coppia, l'uno inserendosi nei glifi dell'altro) o nulla -[ a parte - e/ma qui vado a memoria (e la mia memoria fa cilecca anche per quanto riguarda la questione ''martello chiama chiodo'') - "Szalámitaktika", la parola ungherese per “E adesso combattete tra di voi e fateci divertire un po', stronzi!” (traduzione, non proprio letterale, mia; mentre la corrispettiva parola italiana potrebbe essere “Bertinotti”) ]-, inserendo invece alcune lacune di (im)prevedibilità hollywoodiana (invertendo i fattori… Perciò: ok) : i cinesi sono incazzosi, i pakistani risolvono problemi, i venezuelani fanno un gran chiasso, e gli statunitensi d'america hanno il loro nuovo Rush Limbaugh (più giovane, altrettanto grassone - si, grassone, fa schifo a vederlo : e no, non è una malattia, è che mangia come un condotto dei rifiuti ospedalieri umani - e idiota).

Heisserer, facendo collidere i due mondi (un ''piccolo racconto di fantascienza speculativa con delle ''grandi'' major para/semi-hollywoodiane) mette in opera un'involuzione (nell'accezione negativa) piuttosto che un'evoluzione (nell'accezione positiva), ma non per questo sarebbe stata più interessante una mera trasposizione ''letterale''. Ed altresì, aggiunge uno scopo alla visita degli eptapodi (oltre a dotarli, come già ricordato, di una sostanziale/osa forma-manus...antropomorfizzante), e riutilizza la metafora del gioco NON a somma zero, win-win (migliorando, da questo PdV, il soggetto di partenza: ''completandolo''). E si, comunque, il film di Villeneuve è riuscito a resistere all'adattamento-traduzione-interpretazione-traslazione. E in alcuni momenti conserva la ''romantica'' spietattezza di Chiang.    

 


I I I

Madre Terra, Madre Lingua, e Madre.

Zero + Zero + Zero, e ti ritrovi con tanti di quegli Uno che non ti basterà una vita...

Denis Villeneuve, ovvero: 2 + 2 = 5 :

-  (1996) “Le Technétium” (cortometraggio), in “Cosmos”  

-  (1998)  un 32 Août sur Terre (7.25)
-  (2000)  Maelström  (7.50)

-  (2008)  Next Floor (cortometraggio) (7.75)
-  (2009)  Polytechnique  (8.50)
-  (2010)  Incendies  (9.25)
-  (2013)  Prisoners  (8.00)
-  (2013)  Enemy  (8.25)
-  (2015)  Sicario  (7.75)
-  (2016)  Arrival  (8.00)
-  (2017)  Blade Runner 2049 (titolo spero provvisorio)  

- Denis Villeneuve, réalisateur

- Linguaggio Universale.

Non v'è alcunché di più alieno del Dottor Donnelly che si sfila la tuta anticontaminazione lasciandola penzolare, aperta, divaricata sulla schiena, come la ninfa di una libellula che abbandona la propia esuvia : Villeneuve riesce in questo : rendere xenici gli esseri umani di fronte ad un eptapode alto altrettanti metri. A ricavare stupore da dove non dovrebbe essercene. 

 


Infine, per tornare all'inizio (che diamine ci farà mai quel bisonte accoccolato sul tappeto in soggiorno) – che non è un cerchio, bensì una spirale : ad ogni giro di giostra, perché no?, può cambiare qualcosa (ma il biglietto costa parecchio) - “Arrival” convince, rispetto all'insorgere della Sospensione dell'Incredulità, da ogni PdV.

Arrival”, pur con le sue "malickianerie", rimarrà - e qui dispiego tutte le mie 7 pseudopodiche zampe/dita articolate, prensili e scribane -, sicuramente più di “Avatar” ed “Interstellar” (e la sua "stanza dei momenti infiniti" o del "tempo solido"), una pietra miliare e di paragone per la soft Hard SF mainstream : sia dal PdV tecnico che da quello "filosofico" (determinista o no). Solo “Gravity” (A.Cuarón/E.Lubezki) ha/vrà un impatto maggiore.

E qui e ora (dove, quando, come, perché, chi) entra in gioco Vernon Vinge : ci potrebbero essere delle zone, nell'universo, in cui le leggi della fisica non combaciano con le nostre, in cui, per fare un semplice esempio, il valore di Pi Greco non dev'essere “3.14...”. Certo, il punto è che gli eptapodi portano quelle leggi con loro, qui, nella ''nostra'' zona di universo, e...come dire, non insorge alcuna criticità di sorta (non esplode-implode il ''tutto'').

La crepa, la breccia, la falla nella Sospensione dell'Incredulità può essere individuata nella decisione (a)morale, o elarom(a), o m(a)orlae (remembering "PontyPool") che Banks prende nei confronti della figlia : il bivio sulla strada, la biforcazione lungo il sentiero (c'è un segno, scritto, che indica la via da prendere : ri-conosciamo la nostra scrittura) : "Ti amo" è un istinto/adattamento evolutivo, di sopravvivenza… La decisione presa di scegliere la vita, di dare/infondere la vita, pur sapendone la fine, esperita ricordando il futuro: il nietzschiano eterno ritorno dell'identico.

 


- “È stato meglio lasciarci che non esserci mai incontrati.”
- “Vale anche per me, mamma.”
↓↑
- "È una buona storia."
- "Grazie. Non è vera. Ma ''dimostra'' la mia tesi." 

↓↑


- “Ok, tesoro, adesso però vai in camera tua, fila a nanna, amore mio, su, a letto, ché la mamma deve parlare con il papà: devo dirgli una cosa importante...”

 


Rimane da capire, considerare, valutare, misurare il grado di compenetrazione di una civiltà (quella eptapode) sull'altra (quella uman) : una...assimila, plasma, colonizza, soppianta l'altra? Eccolo, al di là del linguaggio, il paragone con “2001: a Space Odyssey” che cercavo: troveremo, tra le stelle, i nostri pari, o i nostri padroni, benevoli o malevoli che siano?
Da questo PdV Banks agisce sulla figlia a senso unico e col generale cinese, invece, vicendevolmente : così come il rapporto che gli eptapodi instaureranno con gli umani sarà a mezza via una reciproca, ''breve'' (se non si volesse tener conto della pausa trimillenaria) relazione di compromesso e contropartita. 

E poi chissà che faranno gli eptapodi tra 3000 anni. Cose da eptapodi, immagino.

 

Ma, ad ogni modo, come direbbe ad un eptapode Billy Pilgrim: “Lei mi ha l’aria di non credere nel libero arbitrio”.

 

 

Ad ogni modo, durante questo periodo, invece, e di sicuro, a X anni-luce di distanza, non avranno aperto / non apriranno una cattedra in Biologia Umana - Malattie Rare. Il loro dono-utensile-arma era, fu e sarà per l'Umanità tutta (e per la loro stessa civiltà eptapode). Niente regali per il ''determinante'' grimaldello...

 

Quindi : * * * ¾ - * * * * ¼ : un quarto di stella in più per l'emozione (re/ri)suscitatami, per quella lacrimuccia che cadrà, andando a scorrere, mentre scivolando risaliva (uso improprio del cambio di tempo verbale - concordanza alle ortiche bis) lungo il dotto lacrimale…

 

"Il dito in movimento scrive, e avendo scritto avanza."  -  Omar Khayyam.

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Nota.
Le illustrazioni utilizzate in questa pagina, a parte le due opere segnalate di James Turrell e i fotogrammi ricavati dal film (alcuni ritraenti e raffiguranti gli xeno-glifi spettrogrammatici degli alieni eptapodi), sono tratte da “Here” (una stanza alla "fine" del Tempo: "2001: a Space Odyssey", "Solaris", "Interstellar") di Richard McGuire del (1989) 2014.       

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