Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film
Louise è un linguista esperta e quotata. Quando una dozzina di strane navicelle a forma di guscio atterrano in diversi punti del pianeta terra, sarà chiamata a decifrare la loro strana scrittura concentrica per capirne le intenzioni ma ne verrà fuori arricchita da una consapevolezza maggiore sulla vita e sul rapporto tra presente e futuro. Tutto è circolare sembra volerci dire Denis Villeneuve, a partire dalla scrittura degli eptapodi, la forma con cui li disegna Villeneuve è quella di una mano capovolta con sette dita o un polipo, se meglio lascia intendere, passando poi per lo scorrere del tempo che non sembra avere un inizio ne una fine, proprio come un cerchio perfetto.
La narrazione parte dal lutto che colpisce Louise che perde una figlia prematuramente, la ragazza di soli dodici anni morirà a causa di una grave malattia, e si sposta poi all’avvento degli alieni, la cui estranea presenza viene presa con una calma esemplare dagli abitanti della Terra sarà forse che il modo delicato con cui Villeneuve decide di raccontarceli non incute alcun timore, si spoglia infatti degli effetti speciali e delle catastrofiche conseguenze testimoniate in altre pellicole e ci mostra invece una collaborazione diplomatica e a tratti mistica tra gli estranei e gli umani dimostrando, ancora una volta, che i problemi di comunicabilità sono onnipresenti sempre e solo tra gli umanoidi il cui mero interesse è provare a capire le intenzioni dei nuovi venuti per poi prontamente agire con le armi in pugno.
Scenograficamente affascinante è il costante contatto che avviene tra Louise e una coppia di eptapodi con cui la donna prova ad innestare un discorso comprensivo. Avviene all’interno della navicella-guscio, nera e erta, nel quale entrano gli scienziati attraverso una elevatore, che ci fa pensare alla Torre di Babele laddove le lingue si mischiarono, attraverso un muro di vetro avvolto da scure pareti che lasciano immaginare uno sala cinematografica in cui il film trasmesso non è da tutti compreso.
La pellicola di Villeneuve è pregna di riferimenti e simbolismi. Costruisce una narrazione precisa e credibile (nei limiti del possibile) fin quando si parla degli alieni e del loro ambiguo rapporto con la dottoressa Louise che con un’intuizione salva la Terra ma non il suo futuro ma sembra forzata e superflua quando installa una storia d’amore improvvisata tra lei e il collega Ian per non si sa bene quale motivo, considerando che ai fini della narrazione non era necessaria. Sostanzialmente un buon film che lascia anche spazio alla rara commozione.
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