Regia di John Lee Hancock vedi scheda film
1954, il rappresentante Ray Kroc pranza al ristorante McDonald’s di San Bernardino e si meraviglia della rapidità e dell’efficienza del servizio, che peraltro mantiene costi bassi per il cliente. Decide così di entrare in società con i due fratelli McDonald’s, i proprietari, per creare una catena di ristoranti che seguano questa innovativa idea del ‘fast food’.
Quasi due ore di durata, non poche, ma la materia c’è nella sceneggiatura di Robert Siegel (The wrestler, 2008), ed è materia di grande interesse data la rilevanza quotidiana dell’argomento: la catena di fast food McDonald’s. L’1% della popolazione mondiale viene sfamata da McDonald’s: basta questo dato – che compare in una didascalia sui titoli di coda – per rendersi conto della portata del fenomeno. E grazie a questo film ci si rende conto della tenacia esercitata e del rischio portato avanti da Ray Kroc, colui che ai fratelli McDonald’s comprò il nome e il marchio per trasformarlo in un brand internazionale nel giro di qualche anno, oltre che in un affare immobiliare e gastronomico da cifre vertiginose. Il fatto di avere Michael Keaton a interpretare Kroc è un plusvalore non da poco, ma va subito rilevata la fragilità di scrittura – i toni spesso favolistici, quando non sensazionalisti – che il lavoro reca con sé, una fragilità che spesso non gli permette di essere preso sul serio (ad es. il divorzio del protagonista: necessario poiché il personaggio della seconda moglie era già stato ampiamente introdotto e sottolineato, ma di certo un po’ troppo sbrigativo) e che mina quindi le fondamenta dell’opera. Patinata quanto basta, con qualche altro interprete degno di nota (Laura Dern, Nick Offerman, John Carroll Lynch, Linda Cardellini), ma in fin dei conti più romanzata che verosimile. 4/10.
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