Regia di John Lee Hancock vedi scheda film
Se il Taylorismo ha rivoluzionato l’industria, con quella “catena di montaggio” che ha trovato la sua massima applicazione in quella automobilistica con Henry Ford e Kiichiro Toyota, la catena di fast food McDonald’s ha in modo molto simile rivoluzionato il mondo della ristorazione.
Con The Founder il regista John Henry Hancock, già dietro a diversi biopic come The Blind Side e Saving Mr. Banks, grazie a una sceneggiatura di Robert D. Siegel (The Wresler) ci racconta com’é presumibilmente andata la storia dietro alla nascita della nota catena McDonald’s attraverso la figura del suo “fondatore” Ray Crock interpretato da un grande Michael Keaton.
Perché la storia del “genio che ha fondato l’impero dei fast food” ha un’ambiguità che é molto più profonda di un semplice “genio del male” che ha compreso come la “catena di montaggio” nella preparazione degli hanburger inventata dai fratelli McDonald, Dick e Mac, avesse tutte le carte in regola per imporsi anche su scala nazionale e non soltanto locale e che, grazie a un escamotage sulla proprietà immobiliare riuscì a recidere i legami contrattuali con i due fratelli per impadronirsi non solo dei locali ma anche del logo e del loro stesso nome.
Perché la storia di The Founder presenta enormi analogie con The Social Network, anche questa una biografia (non autorizzata) di un altro “genio”, seppur di un’altra epoca e in un campo completamente differente, ma che presentano due protagonisti con caratteristiche molti simili: l’elaborazione egocentrica di un’idea avuta inizialmente ad altri, il sacrificio personale e familiare in nome del successo economico, un giudizio umano piuttosto impietoso a dispetto invece di un grandissimo riconoscimento pubblico.
Come e prima di Zack Zuckerberg il venditore porta a porta Ray Croc ha saputo trasformare l’intuizione di altri, rielaborandola (migliorandola?), in una fonte di reddito potenzialmente illimitata puntando sui bisogni più basilari dei suoi potenziali clienti.
Ma in questo caso, invece del condizionamento umano e/o della brama di arrivare, prima degli altri, ai vertici della piramide sociale di Zuckerberg, é soprattutto la frustrazione dell’insuccesso e la rabbia accumulata in anni di delusioni a trasformare Croc in un animale sociale, con il sorriso da venditore e la parlantina da imbonitore sempre pronti all’uso.
Ma John Henry Hancock non é David Fincher.
L’eccesso nel descrivere l’american way of life é così marcato da apparire quasi parodistico così come il fin troppo scontata scontro, ripetuto a dismisura e ad ogni occasione, tra il sogno gelosamente custodito del fratelli McDonalds (il vero e genuino sogno americano?) e l’estremismo imprenditoriale ossessivo di Croc (forse una qualche metastasi di quello stesso sogno?) appare progressivamente esaurire le sue forze.
E questo nonostante una sceneggiatura che riesce comunque a mantenere un certo equilibrio tra un eccesso agiografico e i rischi invece di una parodia per un protagonista eccessivo almeno quanto sgradevole, diviso com’é tra semplice spirito imprenditoriale e una voracità liberista priva però di qualsiasi remora.
Per fortuna il film si avvale nel ruolo di un Michael Keaton al suo meglio, capace di implementare nel suo personaggio l’entusiasmo, l’ingegno, l’arroganza e l’avidità di chi vede davanti a se l’opportunità di ottenere finalmente la realizzazione del proprio sogno.
A qualsiasi prezzo.
Del cast, di ottimo livello, fanno parte anche John Carrol Lynch, Nick Offerman, Laura Dern, B.J. Novak, Patrick Wilson, Linda Cardellini, Robert D. Siegel e Katie Kneeland.
In poche parole, The Founder é un bio pic con tutti i pregi e i difetti del genere ma che, una volta esaurita la fredda “cronaca” degli eventi o incasellati i vari elementi della vicenda occupandosene in modo piuttosto dettagliata, anche grazie alla buona ricostruzione storica, non riempie però lo stomaco per un film che, in linea con lo spirito del fast food in oggetto, oltre a un ottimo resoconto della storia (comunque romanzata) regala in realtà ben poco altro, lasciandoci tutti piuttosto insoddisfatti.
VOTO: 6
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