Regia di Jon Avnet vedi scheda film
Due film in uno. O meglio, due storie in un solo film. L’una spiega l’altra, l’altra racconta l’una. Da una parte c’è la solitudine annoiata della casalinga Kathy Bates che s’affeziona incredibilmente alla vecchia strambda e saggia Jessica Tandy; dall’altra Mary Stuart Materson e Mary Louis Parker che gestiscono un locale negli anni posteriori alla grande crisi. Piccole storie di un’America che non c’è più e al contempo analisi sentimentale di quattro (tre) donne diverse, è uno di quei film che hanno fatto fortuna grazie all’amore del pubblico femminile, che ben si identifica(va). Eppure in realtà il film risente di molti difetti: non solo il montaggio che rischia sia di confondere lo spettatore sia di far deragliare la macrostoria su binari diversi, ma anche la differenza di stile tra i due filoni che rende l’intero film un’altalena di emozioni e una corrente ad intermittenza. La cosa da notare è che laddove il film ha una sua reale ragione d’esistere (la storia delle ragazze) non può contare su un copione all’altezza della piccola epica del quotidiano storiografico che richiede, mentre dove il film può contare su due attrici maiuscole capaci di sopperire a qualunque cosa, anche all’assenza di un vero fine narrativo, troviamo quelle frasi ad effetto che consegnano al film un posto nella stanza dei ricordi.
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