Regia di Brian De Palma vedi scheda film
Un gran bel film. Una piena denuncia sociale contro l’America degli anni’80: quella sfavillante dei ricchi, che al di fuori dell’apparenza si rivelano laidi, proprio nella loro massima consacrazione mondana, come è stata la funesta età reaganiana; e quella dei poveri, che, dove possono, si mostrano opportunisti, e che inoltre per via della loro ignoranza si fanno strumentalizzare da persone squallide, pronte a ogni falsificazione della verità pur di avere qualunque minimo ritorno personale. Avvocati, giornalisti, politici: gran parte del peggio della società capitalista (e della società democratica, a volerne vedere possibili vizi che ci sono e che ci sono stati) viene affrescato per quello che è, di negativo.
Il ritmo è eccellente, e si regge soprattutto sul soggetto, l’ottimo romanzo da cui è stato tratto il film: è una storia che fa riflettere sotto l’apparato vorticoso, che evita qualunque noia. È tutto credibile, pur nello sfavillio, come De Palma ha abituato.
Il cast è eccezionale: sono grandi i comprimari (la moglie del protagonista Kim Cattrall; il procuratore e politico viscido Murray Abraham; gli avvocati, lo squalo Kevin Dunn e l’imbranato Saul Rubinek; il giudice Morgan Freeman; il reverendo John Hancock…) ma anche i protagonisti: Melania Griffith, un Tom Hanks non ancora ingessato, un Bruce Willis non ancora involgarito. Tempi, costumi, musica, fotografia, montaggio sono perfetti.
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