Regia di Brian De Palma vedi scheda film
"Che giova all’uomo conquistare tutto il mondo se perde l’anima sua?"
Da operatore di borsa (un "lupo di Wall Street"), Sherman è abituato a risolvere i problemi con fredda lucidità. Ma una sera che, uscito con la sua amante, si perde nelle strade del Bronx e, per sfuggire ad un'aggressione, investe con la sua auto un giovane nero facendolo cadere in coma, un insieme di decisioni emotive lo portano a mettere in pericolo tutti i capisaldi su cui è fondata la sua vita: lavoro, famiglia, benessere e ... libertà.
Brian De Palma non ha girato spesso dei film dai toni comico-grotteschi. Precedentemente (1986) il suo Cadaveri e Compari (Wise Guys) non era stato accolto favorevolmente da pubblico e critica. Ed anche questo Bonfire of the vanities fece storcere il naso a più di qualcuno: una pausa forse fra due capolavori come Gli Intoccabili (1987) e Carlito's Way (1993).
Il film ci parla del cinismo dei nostri tempi, in cui tutti pensano al benessere individuale e il mondo dei valori sembra essersi dissolto. Tutti i personaggi vengono iperbolicamente enfatizzati: il giornalista che pubblica ciò che serve a vendere i giornali, in spregio della verità; il candidato-sindaco ebreo che odia le minoranze, ma non può prescindere dal loro voto; il vice-procuratore distrettuale che per dimostrare la sua tesi è disposto a falsare le prove; il reverendo che cavalca la protesta del quartiere, ma ha interesse solo a ricevere un maxi-risarcimento; e così via.
L'unico personaggio integro sembra essere il giudice della contea (Morgan Freeman), ma il suo pistolotto finale ridonda di buonismo e moralismo.
Insomma il De Palma delle sequenze folgoranti e dei dialoghi asciutti sembra essere andato in vacanza; del resto la sequenza che rimane più impressa è quella della sera in cui Sherman si perde nel Bronx e si avverte la nota capacità del regista di saper instillare pathos nelle scene con il consueto stile che gli riconosciamo.
Dicono le cronache che - costato 45 milioni di dollari - l'opera ne incassò circa un terzo. Fortemente criticata fu la scelta dei due protagonisti (Tom Hanks, in realtà seconda scelta dopo Tonm Cruise che però rifiutò, e un Bruce Willis ancora capelluto).
Ma credo che nessuno abbia avuto dubbi sulla deliziosa e voluttuosa Melanie Griffith.
"Che giova all’uomo conquistare tutto il mondo se perde l’anima sua?"
"Beh, qualche soddisfazione gli resta!..."
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta