Regia di George Stevens vedi scheda film
Lo sguardo di George Stevens si posa sullo schermo come un pennello intinto di luce su una tela tesissima. Il "gigante" è il Texas, terra immensa ed aspra, bruciata dal sole e sferzata dal vento, però sostanziosa e sanguigna, nella sua durezza, come un buon pezzo di carne alla brace. La delicata femminilità di Leslie sfida la bellezza maestosa di una natura ricca ma ostile, i cui colori si imprimono nello sguardo come spesse chiazze di tempera. L'arretratezza culturale è il principale avversario della giovane donna di città, che, però, riesce a scavalcare con grazia gli steccati del pregiudizio. Il suo passaggio è una ventata di fecondità che impregna di amore un ambiente la cui aridità è soprattutto di carattere morale. Leslie è come una musa della prosperità, che reca in sé la magia di un fiore nel deserto. La storia sboccia intorno a lei come un trionfo della primavera, che accende le immagini di una luminosità vitale, caricandole di un'energia incandescente. "Il gigante" è un capolavoro che coniuga l'imponenza della saga e la sensibilità del romanticismo. Ed è la summa di un realismo caldo e vivido, lirico e decorativo, che non esclude i sogni ed accoglie a braccia aperte anche i miracoli.
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