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Walk with Me

Regia di Lisa Ohlin vedi scheda film

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La recensione su Walk with Me

di alan smithee
6 stelle

CINEMA OLTRECONFINE

Thomas è un soldato svedese in missione nel Sud dell'Afghanistan. Nel corso di una missione, rimane investito dallo scoppio di una mina antiuomo, che gli devasta il corpo, amputandolo di entrambi gli arti inferiori.

Tornato in patria, dopo uno shock difficile da superare, durante il quale viene pure abbandonato dalla sua storica fidanzata, il ragazzo, cambiato appartamento, si impegna in un corso di riabilitazione presso un centro specializzato, ove viene a conoscenza di una ballerina del Ballet Royal di nome Sofie, in visita all'anziana nonna, malata terminale.

I due fanno conoscenza, si piacciono, la ragazza si intenerisce della situazione in cui versa il ragazzo ed inizia a fargli scoprire il magico mondo della danza, con i suoi equilibri e le sue armonie.

L'impegno del ragazzo a tornare a camminare, seppur con l'ausilio di protesi artificiali, non è molto dissimile allo sfporzo di perfezione a cui deve tendere la ragazza nell'eseguire i preliminari di una prova definitiva che deve risultare perfetta in occasione della rappresentazione.

La regista svedese-americana Lisa Ohlin pensava da tempo ad un film incentrato sulle problematiche fisico-psichiche di un soldato in rientro da una missione andata male, anche in seguito ad una personale convivenza della donna con un soldato pure lui funestato da gravi problematiche psichiche causate da shock ricevuti nel corso di episodi drammatici di guerra in medioriente.

E ha voluto associale la danza, i suoi movimenti, lo studio del corpo e dell'armonia che esso è in grado di creare o riprodurre, come antitesi alle problematiche inerenti la riabilitazione: cosa che eeraltro avviene davvero in alcuni più moderni centri di riabilitazione specializzati nel recupero fisico e psicologico delle vittime da traumi di guerra.

La cosa più interessante di Walk with me, che poi procede nella sua vicenda senza grandi sussulti o motivi di vero entusiasmo, né tecnico né emozionale, è proprio l'accostamento di questi due mondi antitetici: quello dei soldati impegnati nella guerra, e quello dei balleriti ugualmente impegnati e protesi a cercare non tanto la salvezza, ma più prosaicamente la perfezione della propria postura, delle proprie movenze, in un equilibrio che tenda a raggiungere il massimo risultato. Entrambi i due ragazzi, oltre a piacersi fisicamente, scopriranno che ognuno di essi ha uno scopo ben preciso da raggiungere (la perfezione del proprio ruolo di prima ballerina da una parte, la possibilità di tornare ad essere autosufficiente e a muoversi autonomamente l'altro), e che questo li accomuna in modo davvero incredibile.

Poi certo la storia d'amore, contrastato dagli scatti umorali del protagonista da una parte, e da un evento luttuoso che colpisce la ballerina, nonché da un suo forte orgoglio personale, dall'altro, non si discostano dai cliché tanto cari alla commedia drammatica che guarda molto anche ad accontentare la soddisfazione epidermica del pubblico più vasto a cu icerca di tendere.

Ma la vicenda si lascia guardare, analizzando anche molte sfaccettature inerenti la vita in missione, l'amicizia con le poplazioni ndigene che viene tradita dalla causa, dalle differenti regole di vita, di religione di costumi, che alimentano il fuoco della guerra e rendono nemici due popoli, due persone (il protagonista ed il suo amico bambino afghano), che nel frattempo avevano imparato a fidarsi una dell'altra reciprocamente.

 

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